Energia pulita: in Italia 250mila posti di lavoro entro il 2020

Cento miliardi di euro di investimenti in 12 anni. In media, 8 miliardi all’anno. Un target da seguire: quello indicato dal pacchetto clima ed energia noto come «20-20-20». E un potenziale occupazionale che potrebbe raggiungere 250mila posti di lavoro nel 2020.

Sono le conclusioni dello studio dello Iefe (Centre for research on energy and environmental economics and policy) dell’università Bocconi su «Prospettive di sviluppo delle tecnologie rinnovabili per la produzione di energia elettrica», rivolto al Gestore dei servizi elettrici (Gse) e presentato a Roma. La ricerca fotografa l’Italia energetica del 2020 analizzando diversi scenari. Parte dalla considerazione che le politiche energetiche europee potranno garantire «un’opportunità di business e di sviluppo occupazionale per il nostro Paese» se gli sforzi si concentreranno sull’industria nazionale. Il nostro paese presenta «buoni livelli di attrattività degli investimenti, ma – afferma lo studio – per farcela occorre eliminare alcune barriere: un «quadro regolatorio incerto e instabile» e «l’assetto del sistema elettrico e le difficoltà di gestione dei flussi elettrici, a fronte di problemi di congestione e di alcune rigidità delle reti di trasporto». Poi c’è il fronte industriale. Gli impianti che sfruttano le energie rinnovabili nel nostro Paese sono in decisa crescita, in particolare eolico e fotovoltaico, ma la filiera industriale non capitalizza i segmenti con maggiori margini di guadagno. E’ per questo che occorre «sfruttare le risorse e le competenze già acquisite in altri settori manifatturieri (meccanica, automazione, elettrotecnica ed elettronica) per non lasciare campo alle sole importazioni di apparati e componenti industriali degli impianti a fonti rinnovabili»

Tre scenari per il 2020. La capacità della nostra industria, rileva lo studio, di rispondere alla sfida tecnologica, di ricerca e sviluppo, di innovazione, oltre che alla cooperazione tra pubblico e privato, potrà configurare tre diverse prospettive in base allo «sfruttamento delle opportunità». Nel caso di «un basso sfruttamento», in continuità «con quello degli ultimi 5 anni», il fatturato sarà di 30 miliardi di euro con un valore medio annuo di 2,4 miliardi e un’occupazione di 100mila posti. Con uno sfruttamento medio, coprendo il 50% della quota di mercato con produzione nazionale, si potrà realizzare un fatturato di 50 miliardi con una media annua di 4 miliardi e un’occupazione di 150mila persone. Se lo sfruttamento sarà alto, l’industria nazionale potrà realizzare un fatturato di 70 miliardi (pari al 70% della quota di mercato) con un valore medio annuo di 5,6 miliardi (2,4 miliardi in importazioni di apparati tecnologici) e raggiungere 175mila posti lavoro in Italia e 75mila all’estero, 250mila in totale posti totali. L’eolico ne occuperebbe 77.500 (31%), le biomasse 65.000 (26%), il solare fotovoltaico 27.500 (11%), fino ai 10.000 (4%) impegnati nell’incenerimento dei rifiuti solidi urbani.

L’Italia e la normativa Ue. Per quanto riguarda l’Italia, il nuovo quadro normativo europeo prevede il raggiungimento, al 2020, di una quota di energia rinnovabile a copertura dei consumi energetici totali del 17% (di cui 10% in bio-carburanti) e di una riduzione delle emissioni di gas serra del 14% rispetto al 2005. Ciò significa per l’Italia il raggiungimento del 25%-30% di contributo delle energie rinnovabili sul consumo elettrico totale del paese al 2020 partendo dal 17,7% del 2008, a seconda che si persegua o meno anche l’obiettivo di riduzione delle emissioni. Il raggiungimento congiunto degli obiettivi consente, infatti, di ridurre la quota complessiva di energie rinnovabili da utilizzare (vai ai diversi scenari possibili indicati dal governo italiano e dall’Iea). Il risultato è che se si dovesse raggiungere il duplice obiettivo (aumento rinnovabili e riduzione delle emissione entro i target) la quota di energia pulita a copertura del consumo eneregetico andrebbe raddoppiata. Le industrie con il maggiore potenziale di investimento sono le bioenergie, il solare e l’eolico. Qui il grafico con gli investimenti medi annui nelle diverse fonti nello scenario di massimo sfruttamento del potenziale.

Fonte: Ilsole24ore.com

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