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Arriverà anche in Italia la Banca dei ‘poveri’

03 Mar 2009
sundance
Banche, Borsa e Finanza, Lavoro ed Imprese, Prestiti e Mutui

Arriverà anche in Italia la “banca dei poveri”, parola di Muhammad Yunus! L’intervento del professore alla Fondazione Cariplo di Milano ha reso pubblica la partnership con Unicredit e l’università di Bologna per l’inaugurazione di Grameen Italia. Un grande passo per la microfinanza!

Occorre rivoluzionare il modello di business imperante e decadente che sta distruggendo le principali economie occidentali, sottolinea Yunus nel suo intervento. La crisi contagia infatti proprio quei sistemi finanziari che non hanno più alcuna attinenza con l’economia reale. Non a caso il paradigma del social business, orientato allo sviluppo e non alla massimizzazione dei profitti, risulta completamente immune dall’attuale crisi finanziaria.

Ed è così che la Grameen Bank, lanciata più di trent’anni fa in Bangladesh, è oggi di estrema attualità anche in Occidente, dove consistenti flussi migratori e la disastrata realtà delle nuove generazioni, lanciano un segnale allarmante di esclusione sia creditizia che sociale.

Uscire dalla logica del profitto può portare molto lontano, lo dimostrano i dati dell’impresa della Grameen Foundation, che, con i suoi 8 milioni di clienti e i suoi 7,59 miliardi di dollari di prestiti erogati in 26 anni, dimostra di poter costituire un valido modello creditizio di lotta alla povertà anche nelle economie così dette “sviluppate”. Il punto di forza della Grameen risiede nella sua totale indipendenza da lobby e istituzioni. Che si tratti di rimesse, micro-leasing, risparmio, credito, prodotti previdenziali o assicurazioni, la Grameen è una “banca” per i poveri, fatta da poveri in cui non si accettano le donazioni e la beneficienza ma la progettualità e gli investimenti in sviluppo.

Un nuovo modello di business

Dall’edilizia sociale ai prestiti d’onore, la micro finanza si può declinare “ad infinitum” a seconda delle esigenze del “villaggio” (Grameen per l’appunto) in cui si utilizza. Il modello di business che prende vita dal credito sociale però è molto di più di un semplice meccanismo di finanziamento e rifugge dalle normali logiche di profitto. Ed è infatti così che sono nate negli ultimi anni vere e proprie imprese sociali controllare da investitori privati che si muovono nel mercato senza perdite e senza massimizzare il profitto. Qualche esempio? La fabbrica di yogurt che, in joint venture con la Danone, ha creato un prodotto fortificato a basso costo per i bambini del Bangladesh.

Accanto all’impresa sociale c’è anche un secondo «modello», quello di società orientate al profitto ma possedute e controllate da persone disagiate; qui la finalità sociale sta tutta nel fatto che i dividendi e l’incremento della capitalizzazione vanno direttamente a beneficio dei poveri. Come possono fare i poveri a compiere un passo del genere? Solo se qualcuno fa loro credito, soprattutto se micro e senza garanzie. Tutto dipende dall’idea che abbiamo dei poveri. Per Yunus sono come Bonsai, piante a tutti gli effetti con un vaso di ridotte dimensioni che non consente loro di crescere. Tutto quello che dobbiamo fare è dare terra.

Fonte: Soldiblog.it

Assicurazioni, banca, business, credito, crisi, economia, edilizia sociale, microfinanza, microleasing, paetnership, poveri, prodotti previdenziali, profitti, rimesse, risparmio, sistemi finanziari, social business, Unicredit



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