Nel corso del 2008, sia le famiglie, ma soprattutto gli imprenditori, non hanno ottenuto grossi benefici dal calo del prezzo del petrolio, pagando troppo cara l’energia, ed in particolare quella elettrica. Rispetto alla media europea, tra l’altro, le piccole e medie imprese italiane pagano per i consumi di energia ben il 42% in più.
Ad affermarlo è stato Giorgio Guerrini, presidente di Confartigianato, nel corso di un’audizione al Senato, sottolineando come i prezzi delle bollette a carico degli imprenditori siano letteralmente gonfiati da addizionali provinciali e da imposte erariali che incidono sulle PMI con costi superiori in media del 27,1% rispetto ai costi sostenuti dalle grandi aziende.
Per questo il presidente della Confartigianato ha chiesto che vengano adottati dei provvedimenti finalizzati a ristabilire un equilibrio sul prelievo fiscale sui consumi energetici, eliminando in particolare le distorsioni che, rispetto alle grandi imprese, penalizzano le PMI in una fase come quella attuale che, tra l’altro, rischia di far perdere ulteriore competitività al nostro tessuto imprenditoriale.
Ma ci sono anche delle criticità legate alla liberalizzazione del mercato dell’energia: il presidente Guerrini ha infatti sottolineato come nel terzo trimestre dello scorso anno una PMI su quattro abbia deciso di ritornare alle tariffe del mercato tutelato dopo aver tentato, con scarsi risultati e con scarsa convenienza, il passaggio al mercato libero. Con la conseguenza che solamente una PMI su sei riesce a cogliere i vantaggi del mercato libero della distribuzione dell’energia.
Fonte: Vostrisoldi.it