Federalismo fiscale: le principali novità che apporta

Con la recente approvazione alla Camera e la prossima discussione in Senato del cosiddetto Federalismo Fiscale, molte sono ovviamente le novità che avranno luogo in ambito di imposte e riscossione dei tributi. Anzitutto, verrà cancellata la riserva di aliquota Irpef per le regioni; in luogo di essa vi saranno infatti delle compartecipazioni ai tributi erariali (soprattutto all’Iva), le quali verranno utilizzate come fonte di finanziamento per le funzioni essenziali.

 

 

Uno degli obiettivi principali del Federalismo è proprio quello di portare ad una riduzione graduale della pressione fiscale, attraverso la determinazione periodica del suo limite massimo e il riparto tra i vari livelli di governo.  Fondamentale sarà inoltre l’istituzione di una commissione parlamentare che avrà compiti di vigilanza per quanto riguarda l’anagrafe tributaria. Tale commissione svolgerà anche indagini conoscitive e ricerche sulla gestione dei servizi di accertamento e di riscossione dei principali tributi locali.

L’articolo 26 del decreto attuativo del Federalismo fiscale prevede poi dei premi per quelle regioni ed enti locali che siano riusciti ad ottenere dei risultati positivi in termini di maggiore gettito nell’ambito delle azioni di contrasto all’evasione ed elusione fiscale. I diversi costi per coprire le varie spese verranno finanziati tramite tributi regionali, da individuare in base al principio di correlazione, dalla compartecipazione a Iva, Irpef, a quote del fondo perequativo e all’Irap, fino alla sua sostituzione totale con altri tributi. Saranno anche previsti, soprattutto come recepimento delle norme comunitarie, degli interventi a favore degli enti locali per promuovere il loro sviluppo economico e colmare il loro gap infrastrutturale; è il cosiddetto “fisco di vantaggio” che, attraverso contributi statali speciali, fondi europei e forme di co-finanziamento nazionale, finanzierà tutti questi progetti.

Infine, c’è da sottolineare l’utilizzo di un fondo perequativo statale in favore delle regioni che hanno la minor capacità fiscale per abitanti: tale fondo verrà alimentato soprattutto attraverso il gettito prodotto nelle singole regioni e la compartecipazione all’Imposta sul Valore Aggiunto.

Fonte: Fiscoetributi.com

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