Blue-Energy: una potenziale fonte rinnovabile?

Blue-energy La Blue-Energy è l’energia che si sprigiona quando, ad esempio si mescolano acqua salata e acqua dolce. Si tratta di un fenomeno ben conosciuto ma mai usati, quello dell’elettrolisi inversa, e dal processo di osmosi si libera energia. Il che accade ogni volta che due soluzioni con diversa concentrazione, come tè o caffè o acqua salata e acqua dolce, si mescolano.

Lo studio è portato avanti da Jan Post ricercatore presso il Dutch water technology research institute Wetsus che ha testato questo principio in laboratorio riuscendo a mettere in moto una piccola pala eolica.

Secondo questo principio, acqua salata e acqua dolce sono riunite in alternanza attraverso un serie di membrane a scambio ionico. Lo scorso giugno, Redstack, una società affiliata con Wetsus, ha iniziato un processo di osmosi in una fabbrica di sale nella città olandese di Harlingen. Finora, l’esperimento è riuscito a produrre energia sufficiente per alimentare un aspirapolvere, ma è un inizio.

Spiega Post:

Occorrono almeno un paio di anni prima che il processo possa essere applicato a quella che può essere considerata una vera centrale elettrica.

Uno dei vantaggi della Blu-energy è che le centrali elettriche possono essere situate ovunque vi sia un incontro tra acqua salata e acqua dolce il che in altre parole in ogni estuario esistente e gli impianti possono essere collocati in profondità così da non disturbare comunità e territorio. I ricercatori della Westus hanno individuato nell’estuario di Dike a nord dei paesi Bassi il luogo perfetto per un primo impianto del genere.

Anche la Norvegia, è un paese ricco regioni in cui si incontrano naturalmente acqua salata e acqua dolce e anche loro stanno sperimentando la Blue-enerhy. Statkraft, la società elettrica di proprietà del governo norvegese, spera di completare la prima centrale a Hurum, circa un’ora a sud di Oslo, al più presto. Ad oggi, questo prototipo di impianto ha una capacità dalle 2 a 4 kW, appena sufficienti per alimentare un frigorifero.

Ammette Erik Stein Skilhagen, vice-presidente del progetto Statkraft:

Da due a quattro chilowatt, è quasi nulla. L’importante non è la quantità di energia elettrica che genera, ma che possiamo farlo. Abbiamo lavorato tanto a lungo che ora è il momento di dimostrare che il processo è fattibile.

Via | Odemagazine

Fonte: Ecoblog.it

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