Se i prestiti diminuiscono, aumentano i risparmi

Il mercato dei prestiti, in questo 2009, non è dei più rosei, e i dati che emergono dalle varie società che elaborano informazioni quantitative su questo argomento lo dimostrano ampiamente. È probabile, quindi, anzi è quasi sicuro, che l’incertezza economica e finanziaria , nonché la solidità delle nostre famiglie ed imprese minata dai grandi eventi globali abbiano in qualche modo favorito un forte irrigidimento del mercato in termini di concessione creditizia.

Ma è pur sempre vero che le banche, le società finanziarie, gli istituto di credito non funzionano, ovvero non creano profitto, se non vendono il proprio prodotto: il denaro sotto forma di prestito .
Per questo motivo la contrazione della domanda e concessione di prestiti è da ricercare in un più approfondito motivo sociale ed economico insieme, se a ciò si aggiunge che i tassi di interesse sono, in queste settimane, ai minimi storici grazie ad una precisa strategia messa in campo dalla Banca Centrale Europea di Francoforte presieduta dal Governatore, francese, Jean-Claude Trichet.
Per questo motivo è probabile che la paura e l’incertezza non riguardi tanto le banche ma riguardi i consumatori, i cittadini e le famiglie, che preferiscono, al consumo , il risparmio. Ed è proprio questo, assieme alla contrazione dei consumi e a tutto ciò che ne deriva (calo del PIL – del prodotto interno lordo – e quindi dell’occupazione; affaticamento delle uscite pubbliche e potenziale aumento del debito; pressing sull’assistenza e le politiche sociali), che caratterizza l’attuale società dei consumi in piena crisi: il risveglio del risparmio. Più o meno gestito.
Ma tutto ciò innesca un altro meccanismo, che non va a vantaggio del cittadino formica . Tale meccanismo è l’accumulo di capitali da parte delle società che gestiscono risparmi e crediti. Le banche, cioè, avendo a disposizione del denaro e concedendo meno prestiti a privati ed imprese, si ritrovano ad essere i sempre più attori principali della scena economica, ma non attraverso strumenti industriali (quelli connessi strettamente all’economia cosiddetta reale), ma per lo più attraverso strumenti finanziari moderni e, oltre che poco comprensibili, meno vantaggiosi per attori sociali come: imprenditori, quadri, professionisti, impiegati, operai, eccetera eccetera. Cioè il grosso della società civile.

Senza tuttavia estrapolarne relazioni di causa effetto, sempre meno calcolabili in ambito economico vista la complessità sociale a cui si è arrivati in questi decenni, di sicuro questa può essere una tendenza molto importante. E in questo senso , quindi, possono essere i dati elaborati da cartaSì per quanto riguarda i crediti, di Abi con il Monthly Outlook, e il Cna, ovvero l’associazione sotto la cui organizzazione si autorappresentano gli artigiani del Lazio , che hanno appunto denunciato la pericolosità della rigidità con cui le società di capitali, le banche e le società di mediazione ed intermediazione creditizia, gestiscono l’erogazione di prestiti e finanziamenti e quindi l’apertura di linee di credito  ex novo .

Fonte: Prestitoblog.it

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