Assicurazioni sulle calamità: rimedio contro i disastri o trovata delle compagnie assicurative?

I danni provocati dal terremoto in Abruzzo peseranno molto poco sulle casse delle assicurazioni italiane. Per questo tipo di eventi catastrofici, infatti, le polizze lasciano margini di manovra molto ristretti. Cosi’ dei circa 3 miliardi di euro di distruzione, causati dai 20 secondi duranti i quali la terra ha tremato, solo 300 milioni verranno ripagati dai gruppi assicurativi.

Una situazione che gia’ negli scorsi giorni aveva portato il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta a ribadire la necessita’ dell’obbligo di assicurazioni per le case. “Si responsabilizzerebbero di piu’ sia i proprietari che gli enti locali, i quali – ha spiegato Brunetta – pagando parte del premio assicurativo, avrebbero piu’ interesse a controllare che gli edifici siano costruiti a norma.

Di controlli ne sono stati fatti indubbiamente pochi – ha proseguito il ministro – ognuno deve prendersi le sue responsabilita’, ma se tutti gli edifici fossero stati assicurati forse non si sarebbe arrivati a questo punto, l’assicurazione sullo stabile da’ un segno di responsabilita’ e trasparenza”.
E, alla luce di quanto successo in Abruzzo, a fare chiarezza sulle assicurazioni contro le calamita’ ci pensa anche Confedilizia che senza mezze misure spiega: “Non risultano esistenti contratti di mutuo che includano l’assicurazione”. Il suggerimento e’ quindi chiaro: controllare in ogni caso il contratto.

La legge italiana, infatti, non obbliga i gruppi finanziari e assicurativi a coprire il rischio-catastrofi. Cosi’ i costi per le assicurazioni avranno un basso impatto perche’ il sistema di copertura dei grandi danni adottato in Italia attribuisce allo Stato il ruolo di distribuzione degli aiuti economici e logistici nelle zone colpite e alle persone in difficolta’.
E per quanto riguarda l’impatto delle calamita’ naturali sulle abitazioni civili c’è un calcolo difficile da effettuare perche’ cambia a seconda del tipo di evento e del luogo in cui questo accade. Nel complesso, comunque, i danni ad abitazioni sono circa il 30% dei danni complessivi.
Ora, per affrontare la fase due, cioe’ quella della ricostruzione, l’Ania (l’associazione delle compagnie assicurative italiane) ha spiegato che le sue iscritte sono disponibili a intervenire nella copertura dei rischi da catastrofi, segnatamente da terremoti, ma e’ necessario un sistema misto con lo Stato. Come succede negli altri Paesi, dove vige un sistema pubblico-privato che interviene in caso di disastri naturali e l’assicurazione e’ obbligatoria o semi-obbligatoria. In questo modo – ha spiegato il presidente dell’Ania, Fabio Cerchiai – “i premi che verranno fuori sarebbero molto sostenibili sulla collettivita’ e stimabili in 150-200 euro l’anno per un’abitazione media, costo che scenderebbe se lo Stato intervenisse con agevolazioni fiscali”.

A spingere su questa proposta e’ anche il presidente e direttore generale dell’Isvap, Giancarlo Giannini. Secondo il numero dell’istituto di vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo, l’assicurazione sulla casa obbligatoria “e’ una delle soluzioni allo studio in modo da far apparire la copertura assicurativa sulla casa non come una tassa, ma come una vera e propria assicurazione come quella riguardante l’RC auto”.
Ma le associazioni di consumatori hanno espresso in merito la propria contrarieta’. Adusbef, Federconsumatori e Codacons fanno presente come “la polizza obbligatoria sulle calamita’ naturali non farebbe altro che ingrassare le casse delle compagnie, cosi’ come avvenuto per l’RC auto che negli anni ha fatto registrare aumenti insostenibili. Inoltre, la polizza anticalamita’ non serve se la casa e’ costruita bene”.

La considerazione è che tale proposta sembra una trovata per arricchire le compagnie assicurative e sposterà l’attenzione da quelle che invece sono le responsabilità di tutti i cittadini: dal singolo proprietario di casa, al costruttore a coloro che sono tenuti a far rispettare le norme anticalamità. Ricordiamo che se questo venisse fatto, non si verificherebbero più tali disastri e le assicurazioni su tali calamità non avrebbero senso di esistere.

Fonte: Miaeconomia.leonardo.it

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