Marcegaglia: Si facciano subito riforme in soccorso alle imprese

Finanziare le opere pubbliche rapidamente cantierabili, potenziare gli ammortizzatori sociali, rafforzare le garanzie sui prestiti alle imprese, onorare i crediti della pubblica amministrazione, sostenere la patrimonializzazione delle aziende.

 

 

Di fronte alla peggiore recessione globale del dopoguerra, la mobilitazione di Confindustria, ha spiegato la leader degli industriali Emma Marcegaglia all’assemblea annuale di Confindustria, che si è svolta a Roma all’Auditorium, è stata immediata, puntando su «pochi interventi di massima efficacia». Ma, ora, questi interventi richiedono nuove risorse che dovranno venire «dalle urgenti e indispensabili riforme strutturali che riducono l’incidenza della spesa corrente». Questa è la strada che il Paese deve percorrere per cogliere tutte le opportunitá di crescita. Ora, le imprese, ha sottolineato Marcegaglia, «sono schiacciate tra la riduzione degli ordini e la difficoltá di incasso dei pagamenti. Non bisogna far venir meno l’ossigeno del credito bancario. Questa è stata, e sará la nostra prioritá assoluta. Se viene a mancare il credito tantissime imprese non ce la faranno ad arrivare all’appuntamento con la ripresa». Le risorse «devono venire dalle urgenti e indispensabili riforme strutturali che riducono l’incidenza della spesa corrente». Urgente anche riprendere il cammino delle liberalizzazioni, dai trasporti alle comunicazioni. dall’energia alle professioni, ma soprattutto nelle società pubbliche a livello locale, dove «stiamo assistendo – ha sottolineato la leader degli industriali – all’avanzata impressionante del neostatalismo»

Non abbassare la guardia sulla crisi. La presidente di Confindustria ha chiesto di non abbassare la guardia sulla crisi perché «il Pil nel 2009 cadrà ben oltre il 4%, dopo aver lasciato sul terreno l’1% nel 2008. E il recupero si annuncia lento». Marcegaglia si é rivolta al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, presente all’assemblea. «Presidente Berlusconi, ha un consenso straordinario, lo usi per fare adesso le riforme necessarie». E Berlusconi è seduto in prima fila e inquadrato dalle telecamere ha annuito e ha fatto il gesto di rimboccarsi le maniche, come a dire che non deluderà le aspettative degli industriali. Più tardi, nel suo intervento, il premier ha sottolineato come le rivoluzioni siano più facili delle riforme. Per Emma Marcegalgia «la crisi non può essere l’alibi per non fare le riforme», senza le quale vi sarebbero conseguenze anche sulla coesione sociale.

Si aprano i cantieri. «Si aprano i cantieri» è l’appello del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia che sollecita il Governo a dare il via alle infrastrutture pubbliche. La leader degli industriali ha sottolineato come «nonostante gli annunci, dagli stessi documenti ufficiali del Governo, non risulti alcun aumento degli investimenti pubblici nel 2009». A suo giudizio, invece, «per sostenere l’economia in questo difficile momento bisogna che si proceda, si stanzino e si rendano disponibili subito le risorse necessarie e, soprattutto, si aprano i cantieri».

Se necessario allungare la durata della cassa integrazione. Bisogna agire ora e fare le riforme perchè, senza interventi, per la ripresa bisognerà attendere il 2013: «Un arco di tempo troppo lungo per non avere conseguenze negative sulla vita dei lavoratori e delle imprese e sulla stessa coesione sociale». L’invito di Emma Marcegaglia è rivolto a tutti a «lavorare perchè non vi sia nulla che possa innescare e mettere a rischio la coesione sociale». Coesione sociale che «é un patrimonio del Paese. Solo uniti sapremo superare la crisi e tornare a crescere. Se sarà necessario, insisteremo affinché si allunghi la durata della cassa integrazione», ha sottolineato Emma Marcegaglia, nella relazione all’Assemblea annuale di viale dell’Astronomia. Tanto più, ha detto la leader degli industriali, che negli ultimi 18 anni, la gestione della Cassa ha accumulato un saldo attivo di oltre 40 miliardi, che sono andati a finanziare i disavanzi pubblici. Marcegaglia ha giudicato positivamente le modifiche introdotte dal Governo sul nuovo metodo di conteggio delle giornate di retribuzione integrata per la Cassa integrazione e anche l’introduzione della Cassa integrazione in deroga. «Raccogliamo gli stimoli che vengono dal Libro Bianco del ministro Sacconi – ha aggiunto – a valutare se il nostro welfare é anche adatto per affrontare crisi lunghe e profonde, che potrebbero richiedere ampie ristrutturazioni di interi settori».

Alzare l’età pensionabile. «Siamo il Paese con la spesa sociale più squilibrata a favore delle pensioni, per le quali spendiamo quasi il 16% del Pil, contro il 9,5% dei Paesi avanzati. L’unica via sostenibile per difendere le prestazioni previdenziali e reperire le risorse per crescere è ritardare il ritiro dal lavoro». Per Emma Marcegaglia «senza maggiore crescita, anche pensioni basse non potranno essere pagate».

Le imprese hanno una montagna di crediti verso la Pubblica amministrazione. Emma Marcegaglia ha anche puntato l’obiettivo sui ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione che tanto penalizzano le imprese. «La montagna di crediti delle imprese verso le pubbliche amministrazioni é una patologia insopportabile. I ritardi nei pagamenti, già gravissimi, si sono allungati». La spiegazione data agli industriali è stata che lo Stato e le altre amministrazioni non possono rimborsare subito tutti i debiti pregressi perché ciò innalzerebbe il debito pubblico valido per i parametri europei. «Resto convinta che questa sia una vergogna e chiedo perciò quando e come saremo pagati».
Le banche tornino a fare il loro mestiere. «Da imprenditori, noi pretendiamo che i banchieri tornino a fare il loro mestiere: sostenere l’economia che investe, creare posti di lavoro, prodotti veri e non castelli di carta», ha chiesto la presidente di Confindustria. E allo Stato la leader degli imprenditori ha chiesto di non sostituirsi al mercato. No ad una nuova Bretton Woods. Per regolare il sistema della finanza bastano «principi condivisi di regolazione» e «un’efficace sorveglianza che ne assicuri il rispetto». Se il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ritiene necessarie regole comuni nell’ottica di una nuova Bretton Woods, la Marcegaglia dice «no» a regole troppo rigide, ma si dice favorevole a «ripensare le regole per la finanza». Per la presidente degli industriali, «la crisi finanziaria non nasce nei paradisi fiscali, che vanno combattuti per ragioni di equità. Non è dovuta agli hedge fund o al private equity». La crisi, ha ricordato Emma Marcegaglia, è esplosa nel cuore del sistema, nelle principali piazze finanziarie e poi è dilagata nel resto del mondo. «È lì che qualcosa non ha funzionato», «le regole c’erano, ma erano mal congegnate e i meccanismi di vigilanza si sono rivelati inadeguati e con gravi lacune» e «nel ridisegnare le regole, occorre modificare le norme pro-cicliche come Basilea 2 e nel contempo evitare la moltiplicazione inutile di norme e controlli che finirebbero per azzoppare i mercati finanziari».

Tifiamo per Fiat. Se la Fiat «si affermerà tra i pochi grandi gruppi mondiali sarà un ottimo risultato per tutto il Paese. E noi tifiamo perché ciò accada». In merito all’operazione Fiat-Chrysler-Opel la leader di viale dell’Astronomia ha sottolineato che «la rimonta della Fiat dimostra l’importanza dell’innovazione e di un rapporto armonioso tra proprietà e management. Queste sono le carte importanti che sta giocando nella difficile partita del riassetto del settore automobilistico».

Stroncare ogni collusione con la mafia. Tornando sul tema della legalità Emma Marcegaglia ha ribadito l’impegno del mondo imprenditoriale nella lotta per la difesa della legalità. «Ribadisco la volontà di Confindustria – ha detto – di stroncare ogni forma di contiguità tra le imprese e le organizzazioni mafiose. Le mafie controllano vaste aree del paese e le inchiodano all’arretratezza. Si genera così un circolo vizioso: il sottosviluppo alimenta la criminalità e questa crea un’economia parallela che offre impiego a vasti strati della popolazione, conquistandone la complicità». Per la Marcegaglia, «occorre spezzare questo cerchio infernale. Lo Stato deve riprendere il pieno controllo di tutto il territorio del paese». La leader degli industriali ha ricordato inoltre che la mafia non è un fenomeno che riguarda solo il Mezzogiorno ma anzi «si sta allargando e infiltrando, attraverso il riciclaggio, anche al Nord».

Il federalismo non sia alibi per aumentare le tasse. «Il federalismo non deve essere in alcun modo una giustificazione per aumentare la spesa pubblica e di conseguenza la pressione fiscale. Giá soffochiamo di troppa spesa pubblica». Per Marcegaglia la nuova legge sul federalismo fiscale lascia in buona parte indefinite le modalitá di attuazione e le rimanda a successivi atti del governo. Ma le risorse, dice ancora, vanno assegnate in base non più al criterio di spesa storica ma a quello dei costi standard che devono essere finalmente definiti, con grande rigore e laddove giá esistano, come nella sanità, devono essere fatti rispettare.

Auspico che la Cgil torni a operare con noi. «Auspico che la Cgil torni presto a operare insieme a noi per il bene del Paese, per il bene dei lavoratori. Spero che sappia riconoscere onestamente i risultati che conseguiremo per la produttività e le buste paga. I fatti ci daranno ragione» sulla riforma dei contratti. Per Emma Marcegaglia la riforma del modello contrattuale, ricorda Marcegaglia, é stata firmata da 34 organizzazioni d’impresa e sindacati. «Questo non accadeva dal 1993. Cisl e Uil sin dall’inizio hanno condiviso l’importanza di questo percorso» e la Cgil no. La riforma «favorisce a livello aziendale la promozione di incentivi per ottenere guadagni di produttività di cui beneficieranno anziutto i lavoratori», sottolinea Marcegaglia, «ho fatto di tutto di tutto per convincere la Cgil. Ma la Cgil non ha creduto in questo cambiamento e lei sola non ha firmato l’accordo. Noi abbiamo scelto comunque di andare avanti. La modernizzazione del Paese non può arrestarsi di fronte ai veti».

Fonte: Ilsole24ore.com

1 Comment

  1. Erica

    Egregi signori,
    scrivo per chiedere aiuto. Sono una ragazza di 30 anni ed insieme a mio fratello di 36 anni stiamo portando avanti con enormi sacrifici e tanto impegno l’attività che ci ha lasciato nostro padre, deceduto a settembre 2008, dopo una lunga malattia, che l’ha visto soffrire per più di 2 anni trascorsi sempre in ospedale.
    Conduciamo l’attività di fonderia, fondata da nostro padre negli anni ’70.
    Abbiamo sempre dato anima e corpo a questo lavoro e vogliamo continuare a farlo soprattuto per nostro padre, per tutto ciò che ha fatto per noi.
    Ma la situazione critica attuale ha colpito anche il nostro settore e abbiamo tantissime difficoltà ad andare avanti; ci siamo rivolti alla banca, con cui nostro padre partì più di 30 anni fa e che ci ha visto crescere nel tempo, un piccolo finanziamento ma dopo 9 mesi di attesa hanno deliberato no. Anzi ci hanno bloccato il conto corrente per 2 mesi per la revisione creandoci ancora più problemi di quanti già ne abbiamo.
    Mio fratello ha sempre lavorato la media di 12/13 ore al giorno in fonderia, per passione e per le soddisfazioni che riceveva quando una fusione difficile ed impegnativa gli veniva bene. Crediamo veramente in questo lavoro, è la nostra vita.
    Siamo disperati, non sappiamo più dove sbattere la testa e chiediamo solo di lavorare.
    Aiutateci. Grazie.

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