Istat: consumi giù dell’1,7% nel 2009

Calano ancora i consumi: nel 2009 l’Istat ha evidenziato come la spesa mensile per ogni famiglia è stata pari a 2.442 euro, con una diminuzione netta dell’1,7% in confronto ai dati registrati nel 2008. E’ quanto comunicato in un bollettino dell’Istat, che sottolinea come questa variazione include da una parte il fattore inflazionistico, dall’altra anche il calo del valore del fitto figurativo: ciò significa che la discesa della spesa media per i consumi familiari è stata molto importante.

Fiom: pronti a discutere se la Fiat riapre il tavolo delle trattative

Un’apertura, quella della Fiat sulla questione dello stabilimento di Pomigliano, che desta molti commenti positivi all’interno della “fazione” contrastante, ovvero il sindacato della Fiom, la principale causa per cui l’investimento e l’accordo generale, fino a questo momento, non è stato ancora trovato.
Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, conferma ancora una volta, come se ce ne fosse bisogno, le posizioni della Fiom, anche se applaude all’apertura di uno spiraglio di trattative da parte del Lingotto.
Landini sottolinea come ci sia la forte necessità di fare una vera trattativa, che non contempli né deroghe né lesione di diritti e, ribadendo, inoltre, come se la Fiat voglia stipulare un accordo con tutte le forze sociali presenti in “campo”, debba assolutamente riaprire la trattativa.

Confindustria: no all’emendamento sul recupero dei crediti fiscali

I provvedimenti che sono presenti all’interno della finanziaria redatta dal governo, che si riferiscono alla riscossione e compensazione dei debiti e crediti fiscali nei confronti dell’amministrazione, danno non pochi motivi di preoccupazione alle imprese italiane. In questo senso, va interpretato l’ammonimento di Confindustria, approvato anche da Rete Imprese: non servirebbe a nulla l’approvazione della misura che raddoppia la durata massima della sospensione giudiziale riguardante gli atti di recupero dei crediti nei confronti dell’amministrazione, per il semplice motivo che la durata media di questi procedimenti, supera in realtà, e anche di molto, i 700 giorni.

Tariffe biorarie: convengono davvero?

Dal primo luglio è iniziata l’era delle tariffe biorarie: una rivoluzione che dovrebbe portare vantaggi ai consumatori, ma in realtà i pericoli e gli aumenti sono molto più vicini di quanto non si possa immaginare.
Per oltre quattro milioni di famiglie, il costo dell’elettricità verrà conteggiato in base alle nuove tariffe biorarie, che saranno più vantaggiose la sera, la notte, nei giorni festivi, ma sono aumentate nel corso della giornata, collegate direttamente alla variazione tra domanda e costo dell’elettricità che, nelle ore diurne, cresce notevolmente.

In rialzo il gas, calano le tariffe della luce

Da ieri sono aumentate le tariffe relative al gas, mentre sono in calo quelle dell’energia elettrica.
Nel caso in cui le bollette della luce caleranno ancora di una percentuale intorno allo 0,5%, c’è però da considerare sempre l’incremento registrato dal metano, che è molto più incisivo, dato che si aggira sul +3,2%.
E’ quanto confermato dall’Autorità per l’energia per il terzo trimestre dell’anno.
In generale, le modifiche delle tariffe, porteranno in dote ai consumatori un esborso aggiuntivo di 30 euro ogni anno.

Aumenti per Irap e Irpef per quattro regioni

La promessa è stata mantenuta: i cittadini e gli imprenditori che fanno parte delle quattro regioni che non si sono impegnate per rispettare i termini di rientro dal deficit sanitario previsti, dovranno pagare un maggior carico fiscale. Un tasso più alto dell’Irap per gli artigiani, commercianti e imprese, ma anche lo 0,3% in più di Irpef. Le quattro regioni colpite sono: Lazio, Campania, Molise e Calabria. Evita gli aumenti l’Abruzzo, probabilmente per via del terremoto.

I tagli della finanziaria penalizzano gli istituti culturali italiani

Gli istituti culturali sono probabilmente il settore più minacciato dai tagli previsti dalla manovra di governo. Nel caso in cui l’emendamento (che include la richiesta di cancellazione dei tagli oppure di farli rimanere nella percentuale del 10%, rispetto al 50% previsto dalla finanziaria) proposto dal Pd non trovasse approvazione, sarebbero davvero a rischio tanti musei e fondazioni, diversi tra loro per epoche , cultura e storia, ma accomunati dalla bellezza artistica che, nel nostro paese, è da sempre motivo di orgoglio. In base a numeri voci “di corridoio”, il ministro Bondi vorrebbe tagliare del 50% i fondi che vanno agli istituti, che però avrebbe gravissime conseguenze, come anche confermato da Lucia Zannino, della Fondazione Basso, che è anche la segretaria generale dell’Associazione degli Istituti Culturali Italiani.

Tagli alle Regioni: sì alle modifiche

Restano i tagli agli enti regionali, anche se viene introdotto un nuovo fattore, ovvero la flessibilità. La conferma arriva dal relatore Antonio Azzolini, che ha siglato un emendamento alla finanziaria, che adesso si trova davanti al Senato, in base a cui le risorse dello stato, che sono riversate alla regioni, vengono diminuite di 4 miliardi nel prossimo anno e di 4,5 miliardi nel 2012.

Bankitalia: aumentano i rischi per le banche, ma reggono l’impatto della crisi

Le banche italiane proseguono nella loro battaglia contro la crisi, nonostante stiano crescendo i rischi di credito e invece stia calando, anche in modo abbastanza netto, la redditività.
E’ quanto sostenuto dalla Banca d’Italia, nella consueta relazione al Parlamento e governo sull’attività che è stata svolta nel corso dello scorso anno.

La relazione sottolinea come Bankitalia abbia aumentato nel 2009 l’attività di controllo per scoprire ed individuare sul nascere i profili di rischio tra le differenti banche del nostro paese.

Istat: Italia quinta per pressione fiscale in Europa

L’Italia compie un bel passo in avanti (anche se c’è ben poco da esultare) nella classifica europea (Ue-27) della pressione fiscale: nello scorso anno, infatti, il peso del fisco sul pil è arrivato al 43,2%.
Una percentuale molto superiore in confronto ai dati registrati solamente un anno prima.
L’Italia si posiziona al quinto posto, a braccetto con la Francia, nella classifica sulla pressione fiscale.