E’ di qualche giorno l’accordo tra il presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi e il suo omologo francese Nicolas Sarkozy, attraverso il quale l’Italia ritornerà a percorrere la via dell’energia Nucleare. In senso stretto l’accordo prevederà la costruzione di quattro centrali nucleari di terza generazione, con tecnologia francese Epr, da 1.660 megawatt l’una, la prima delle quali in funzione dal 2020.
L’obiettivo di questo accordo è quello di ridisegnare le vie di approvvigionamento energetico del nostro paese, riuscendo a coprire (almeno teoricamente) entro il 2030 il 25% dei nostri consumi elettrici. L’accordo ha suscitato svariate polemiche in tutti i livelli della comunicazione e della politica,soprattutto in merito alla scelta dei siti dove costruire le centrale atomiche. Nessun amministratore locale le vuole, anzi c’è persino chi , come Cappellacci, neo governatore della sardegna e delfino di Berlusconi, annuncia che dovranno passare sul suo corpo per costruire le centrali in sardegna.
Va poi capito quale sia la volontà degli italiani in merito alla questione, visto che un referendum popolare del 1987 bocciò il nucleare in Italia, mentre, più recentemente, la campagna elettorale di Berlusconi alle ultime elezioni, incentrata anche sulle necessità del ritorno all’atomo, ha riscosso largo consenso. In realtà i dubbi circa l’utilità di questo ritorno al nucleare sono molteplici, a partire proprio dall’analisi di costo dell’operazione di costruzione delle centrali, passando per costi di recupero del gap tecnologico e conoscitivo necessario, fino all’annoso problema dello stoccaggio delle scorie.
Fonte: Blogrisparmio.it