Boom dei discount in Italia, la crisi colpisce i supermercati

discountSecondo un rapporto del Centro Studi di Unimpresa, condotto su 18 mila esercizi commerciali associati, è risultato che questo 2014, in particolare i primi otto mesi dell’anno, cinque famiglie su sette hanno frequentato i discount. In poche parole il nostro paese vive la crisi e le famiglie cercano di affrontarlo facendo spese low cost. I discount nei primi primi otto mesi del 2014 sono cresciuti del 63% e secondo Unimpresa aumentano le persone che fanno acquisti nei negozi a basso costo, dagli alimenti alle bevande, ma anche prodotti per la casa e abbigliamento.

Nel carrello della spesa degli italiani, secondo quanto emerge dalla ricerca, finiscono con sempre maggiore frequenza rispetto al passato prodotti offerti sugli scaffali con sconti, specie quelli con ribassi dei prezzi superiori anche oltre il 30% rispetto al listino ufficiale. Il successo dei discount ha portato un aumento dell’occupazione nel settore e la prospettiva di aperture di nuovi centri vendita ma ha rappresentato anche la moria di piccoli esercizi alimentari a conduzione familiare che non sono più in grado di sostenere la concorrenza, già provati dalla diffusione dei supermercati ed ipermercati. Il motivo per cui i discount vanno così forte, è indubbiamente il prezzo .Lo studio mette in luce, dunque, una tendenza in atto da tempo che ha inevitabili conseguenze negative sui ricavi degli esercenti: secondo le prime stime l’impatto sui conti potrebbe arrivare ad avere un’incidenza negativa del 65-70%.

Elemento che aggraverebbe un quadro già profondamente depresso: del resto, nel 2013 i consumi sono scesi del 2,6%. Nel 2014 non si dovrebbe registrare la ripresa economica e anche le vendite al dettaglio risentiranno, complessivamente, del quadro congiunturale negativo. I dati del sondaggio Unimpresa indicano che i piccoli negozi sono sempre meno frequentati (-6,5%) e il trend è negativo anche per i supermercati (-2,1%); solo i discount segnano una tendenza positiva (+4,8%). Paradossalmente la crisi ha finito per avvantaggiare i prodotti a basso prezzo di quelle imprese che non sono obbligate ad investire sulla pubblicità.

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