Lavoro cercasi: l’ultima frontiera sono i social network

Se si toglie il net, si legge social work. E se si naviga si scopre che i social network stanno diventando la nuova frontiera del recruiting. L’idea di trovare lavoro nel tempo di un click forse non era nella mente di Mark Zuckerberg quando ha fondato Facebook nella sua stanza della residenza universitaria di Harvard.

E forse il giovanissimo Archimede non avrebbe mai pensato che a cinque anni di distanza dalla sua rivoluzionaria invenzione un ingegnere informatico, che abita dall’altra parte del mondo, a Milano, e ha 33 anni, avrebbe trovato lavoro seguendo un link che gli è comparso una sera mentre controllava la sua rete di contatti su Facebook.

Marco L. ci ha chiesto di non scrivere per esteso il suo cognome per evitare di ritrovarsi invaso da inviti e fare la fine di quelli che devono fuggire dal social network. Del resto ieri Bill Gates ha detto che «nonostante i vantaggi della rivoluzione digitale alcuni social network possono rivelarsi una grande perdita di tempo». E per questo il magnate americano ha deciso di togliere il suo profilo da Facebook dove aveva ben 10mila inviti. Tutto però pare che dipenda dall’uso che se ne fa, perché come spiegano molti operatori i social network possono essere anche un luogo dove parlare di lavoro, trovare un posto o fare employer branding.
Marco racconta che una sera un po’ meno felice del solito, al rientro da un lavoro che ormai non sentiva più nelle sue corde, ha aperto il computer e si è messo a controllare su Facebook i suoi contatti. Senonché «ho colto un link che mi rimandava a Careerbuilder – dice –, lo ho seguito, ho navigato sul sito, mi sono iscritto e nell’arco di un paio di giorni ho ricevuto il contatto che ha avviato le trattative per il mio nuovo lavoro». Un momento di svago si è così trasformato nell’opportunità concreta di una nuova occupazione. Da inizio maggio infatti Marco è entrato in un’altra società con un incarico nell’area commerciale.

Prima le amicizie e lo svago, ora il lavoro. Così stanno cambiando i social network che oltre ad essersi moltiplicati sono diventati anche il luogo dove condividere la propria esperienza professionale. Su LinkedIn ogni giorno vengono postate dai membri della community più di 600 domande relative a strategie, mercati e scenari di business alle quali fanno seguito 3mila risposte. Questo social network rappresenta la più grande business community al mondo con professionisti di 200 paesi e più di 170 settori di business, con oltre 43 milioni di utenti – dei quali 10 milioni in Europa. In Italia il numero di utenti sta crescendo al ritmo del 100% e ha già raggiunto i 700mila. Ma ciò che più importa è che oggi LinkedIn è diventato uno dei punti di riferimento per la ricerca di lavoro, sia per le società di selezione del personale che per le aziende in cerca di specifiche professionalità. Non solo.

Ma non sono solo i social network più attrattivi per i professionisti ad interessarsi di lavoro. Facebook, per esempio, ha siglato un accordo con Careerbuilder, fornitore di una piattaforma per indicizzare e categorizzare le offerte di lavoro in modo tale da raggiungere i candidati presenti sul social network che hanno un profilo in linea con l’offerta. In questo modo vengono fatte transitare solo le offerte di lavoro profilate secondo gli interessi dell’utente e l’azienda è presente su un social network molto diffuso e conosciuto, ma in maniera mirata. Dall’altro lato invece il candidato riceve solo le offerte in linea con il suo profilo. In Italia, «il passaparola è ancora il principale canale per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Oltre il 45% delle offerte avvengono con questo strumento, mentre il 30% attraverso l’online – spiega Corrado Tirassa, country manager di Careerbuilder per Italia e Spagna –. Una piattaforma come quella usata da Facebook va vista innanzitutto come il trasferimento su internet del passaparola per trovare lavoro». Ma non stiamo parlando di un passaparola casuale, bensì focalizzato sugli obiettivi che si vogliono raggiungere. «Careerbuilder ha cercato di intercettare questo uso nobile di Facebook – continua Tirassa – partendo da uno studio che mette in luce come i social network sono oggi il principale mezzo con cui i cacciatori di teste, i professionisti della ricerca e selezione e le imprese completano il quadro informativo sulle potenziali candidature».

Fabiano Lazzarini, general manager di Iab Italia, Interactive advertising bureau, l’associazione che riunisce i più importanti operatori italiani del mercato della comunicazione interattiva, osserva che «le aziende che stanno usando i nuovi media per fare recruiting sono un fenomeno interessante e oggi chi fa ricerca e selezione, e mi riferisco sia agli head hunter che alle imprese stesse, usa i social network, soprattutto al momento di procedere alla scrematura dei candidati. I social network, infatti, sono ben posizionati sui motori di ricerca e inserendo nome e cognome di un candidato si possono ottenere velocemente molte informazioni sul suo conto».
Superato da Facebook per il numero degli utenti, il caposcuola dei social network rimane pur sempre MySpace, nato come sito dedicato alla musica ma poi ampliatosi alla fotografia, all’arte, alla moda e più in generale a tutto ciò che è creativo. Francesco Barbarani, country manager per l’Italia racconta che «ci sono band emergenti che hanno usato MySpace per farsi conoscere o per trovare un componente, fotografi che lo hanno usato per presentare i loro book, designer che vi si sono appoggiati per una tazza nuova o stilisti che vi hanno lanciato una t-shirt».

Il risultato è che «abbiamo una marea di microimprenditori accomunati dal desiderio di accorciare le distanze di tempo e di costo dalle persone a cui vogliono parlare – continua Barbarani – ma ci sono anche molti talent scout che lo usano per trovare personaggi emergenti». Come ha fatto Hip Hop tv che ha lanciato su MySpace la selezione dei dj a cui di mese in mese ha affidato uno dei programmi di punta, Urban Charts. «Abbiamo ricevuto oltre mille candidature – spiegano dalla televisione – e ogni mese ne abbiamo selezionato uno». E per alcuni dj presentatori, come Prince Willy, Urban Charts è stato un trampolino di lancio a cui sono seguiti contatti da altri network della piattaforma Sky o dalla televisione in chiaro.

Fonte: Ilsole24ore.com

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