Mutui e imprese, un calo inspiegabile

Il quadro è tanto chiaro quanto drammatico: le banche hanno stretto i cordoni della borsa per i prestiti nei confronti delle famiglie, ma fanno lo stesso anche con le imprese, soprattutto quelle piccole e medie che invece mai come in questo momento avrebbero bisogno di liquidità.

Una situazione che sembra anche peggiore di quella del 2008, quando scoppiò la prima vera crisi mondiale, e soprattutto per la quale non si vede via d’uscita visto che gli istituti bancari sono più preoccupati della loro situazione interna che non di fare il loro mestiere. Il dato più chiaro è arrivato dall’ultimo bollettino emesso dalla Banca d’Italia: nel mese di dicembre i prestiti alle imprese non finanziarie sono stati pari a 894 miliardi di euro contro i 915 del mese precedente.

Un calo ovviamente non dovuto ad una mancanza di richiesta, ma piuttosto ad una stretta del credito che a molti pari ingiustificata. Soprattutto perché va ad aggiungersi a quanto comunicato dall’Abi sui prestiti nel mese di gennaio a famiglie e imprese cresciuti dell’1,6% sull’anno, contro un indice tendenziale di dicembre pari al 3,6%. Senza dimenticare poi che molte imprese sono coinvolte nella mancanza di pagamenti da parte dello Stato per un totale di quasi 80 miliardi di euro e rischiano così di chiudere.

Istituzioni e Uffici pubblici, in molte regioni italiane, accumulano ritardi ben superiori ai 12 mesi per pagare le forniture di servizi, tempistiche che sono lontane anni luce da quelle previste dai regolamenti dell’Unione Europea. Occorrerebbe quindi un intervento diretto dello Stato, in primis del governo Monti per sbloccare la situazione, anche perché le banche italiane sostengono di avere le mani legate, di essere bloccate dalla recessione nonostante il credito ricevuto di recente dalla BCE, non cifra da poco.

E a pesare sulla richiesta di prestiti sono soprattutto i tassi applicati alle Pmi. Sui nuovi prestiti sino a 1 milione di euro infatti sono saliti deal 4,62% di novembre al 4,98% di dicembre, un tasso molto superiore alla media Ue che va dal 4,29 al 4,34%.

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