Pensioni: nel 2011 numeri in calo

Paradossi di un’economia che fatica a trovare una chiave di volta per uscire dalla crisi: in Italia nei primi otto mesi di quest’anno c’è stato un netto calo nella richiesta di nuovi assegni per le pensioni, ma soprattutto se non fosse per i lavoratori precari uniti ai dipendenti i conti dell’Inps sarebbero profondamente in rosso.

I dati parlano chiaro: da gennaio ad agosto l’Istituto ha emesso 208.134 nuovi assegni contro i 257.940 dello stesso periodo 2010, con una riduzione del 19,4%. Merito delle norme sull’aumento dell’età minima per la pensione di anzianità, passata da 59 a 60 anni per i dipendenti e da 60 a 61 per gli autonomi, ma soprattutto dell’introduzione della ‘finestra mobile’ prevista dalla manovra 2010 che stabiliva come la pensione debba decorrere 12 mesi dopo il raggiungimento dei requisiti (diventano 18 per gli autonomi).

Il calo del numero di nuovi assegni è stato importante soprattutto per le pensioni di vecchiaia, passate dalle 115.812 accertate nei primi 8 mesi del 2010 a 87.894 erogate nello stesso periodo del 2011, con un calo netto del 24,1%. Invece per le pensioni di anzianità si è verificato un calo del 15,4%, con un numero di pensioni accertate nei primi otto mesi passate dalle 142.128 del 2010 a 120.240 del 2011. A determinare la quota è stata soprattutto la stretta sulle pensioni anticipate e la ‘finestra’ che è andata a modificare la riforma voluta dal ministro Maroni.

Una norma che ha riguardato soprattutto i lavoratori dipendenti: nei primi otto mesi del 2011 sono usciti con una pensione di vecchiaia solo in 43.221 contro 68.070 dei primi otto mesi del 2010 (calo del 36,5%) mentre per  coltivatori diretti, artigiani e commercianti le diminuzioni sono stati molto meno consistenti avendo potuto utilizzare, nel caso di requisiti raggiunti entro il 2010 la ‘finestra’ di luglio.

A far quadrare i conti dell’Inps, però, sono state soprattutto le gestioni dei lavoratori parasubordinati con un attivo di 7,2 miliardi, soprattutto perché in percentuale pochi di loro sono andati in pensione, mentre va malissimo la gestione dei coltivatori diretti (sotto di 3,5 miliardi), dei commercianti (-1,5 miliardi) e degli artigiani (-5,6 miliardi). Come a dire che si devono ringraziare i precari e i lavoratori dipendenti che complessivamente versano insieme alle aziende ben io 33% del loro stipendio lordo.

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