Via libera alla Finanziaria: 3,4 milardi spalmati su 3 anni

Via libera alla Finanziaria 2010 da parte del Consiglio dei ministri, che si è riunito a Palazzo Chigi dopo l’incontro fra il governo e le parti sociali avvenuto lunedì e la riunione del Cipe, che ha approvato la relazione previsionale programmatica e la nota di aggiornamento al Dpef. È una manovra “leggera”, composta da tre articoli e una trentina di tabelle: il valore totale è di 3,4 miliardi, spalmati nel triennio 2010-2012. «Non viene modificato quanto previsto per gli anni 2010 e 2011, abbiamo solo aggiunto il 2012» ha spiegato il presidente del Consiglio Berlusconi in conferenza stampa, sottolineando il «cambiamento epocale del sistema di presentazione della Finanziaria (triennale, ndr), perché negli anni precedenti c’era sempre un assalto alla diligenza e uno scontro tra ministri e partiti. Abbiamo evitato l’assalto delle lobbies e soprattutto quello che accadeva negli anni che vanno dal 1980 al 1992 e cioè la moltiplicazione per 8 del debito pubblico, cosa che stiamo ancora pagando». Berlusconi si è complimentato con Tremonti, «circondato da un totale consenso di tutti i ministri».

TREMONTI – Il ministro dell’Economia ha quindi preso la parola: «Non stiamo facendo la Finanziaria vecchio stile, le agevolazioni saranno fatte quando avremo il quadro complessivo. Questo è il bilancio dello Stato: un documento importante perché stabilizza i conti pubblici per tre anni. Avremmo preferito conservare i numeri dell’anno scorso ma abbiamo da parte quanto serve per gestire la situazione e se del caso aggiungeremo». L’iter della manovra comincerà dal Senato, ma il termine non piace al ministro dell’Economia: «Non è una manovra, non ci sono tasse e non ci sono aggiunte. È una fotografia del bilancio». In effetti nel 2010 ci sono maggiori spese per 567 milioni che verranno coperte con 579 milioni di euro di riduzioni: il miglioramento dei «saldi» appare quindi di soli 12 milioni. Nel complesso dei tre anni, invece, gli interventi sfiorano i 3 miliardi, ma sono interamente coperti, tanto che alla fine l’effetto di miglioramento dei conti sarà di 114 milioni di euro. L’importanza della manovra non è quindi nelle misure ma nel consolidamento di conti.

FONDO DEL GOVERNO – I proventi derivanti dallo scudo fiscale e dalla lotta all’evasione saranno raccolti in un fondo di Palazzo Chigi e utilizzati per voci di spesa «ineludibili», ovvero università e ricerca, 5 per mille, alcune voci del lavoro e missioni di pace. «Non abbiamo ancora idea della cifra che avremo dallo scudo fiscale e dalla lotta all’evasione, ma abbiamo già un catalogo preciso di voci che possiamo finanziare» ha detto Tremonti, sottolineando che «le risorse per gli ammortizzatori sociali che non saranno utilizzate rimarranno comunque nel comparto del lavoro». Si tratta – è intervenuto il ministro del Welfare Sacconi – di 8 miliardi di cui «sono stati spesi solo 1,5 miliardi e il governo pensa che ne saranno impegnati un altro mezzo miliardo». Sul fronte occupazione (di cui l’Istat ha diffuso i dati, non positivi, relativi al secondo trimestre 2009) «in Italia va meglio che in altri Paesi – ha detto Tremonti -. Non lasceremo nessuno indietro». Conferma Sacconi: «L’impatto della crisi sugli occupati è stato fortemente contenuto».

I PUNTI PRINCIPALI – Vengono dunque destinati 3,4 miliardi al rinnovo dei contratti del pubblico impiego, in attesa che venga delineata la nuova struttura retributiva e vengano raggiunti gli accordi di rinnovo: 693 milioni nel 2010, 1.087 nel 2011 e 1.680 nel 2012. Si tratta di 1,8 miliardi per il settore statale e 1,6 miliardi per il settore non statale, spiega in una nota il ministro della Pubblica amministrazione Brunetta, ricordando che si tratta di stanziamenti a titolo di vacanza contrattuale (circa il 40% dell’inflazione programmata). «Alle predette risorse – spiega il ministro – si aggiungeranno, una volta definito il nuovo assetto contrattuale delle amministrazioni pubbliche, le ulteriori risorse finanziarie occorrenti per il rinnovo contrattuale del triennio 2010-2012. Nonostante il momento difficile abbiamo trovato le risorse e creato le condizioni affinché si possano fare i contratti dei dipendenti pubblici nel 2010». Tremonti tiene a sottolineare che sul rinnovo dei contratti nel pubblico impiego «saranno mantenuti gli impegni», ma che «non c’è la cifra specifica assoluta per il rinnovo». Il documento stabilisce inoltre che «le maggiori disponibilità di finanza pubblica che si realizzassero nell’anno 2010 rispetto alle previsioni del Dpef 2010-2013, al fine di fronteggiare la diminuzione della domanda interna, sono destinate alla riduzione della pressione fiscale nei confronti delle famiglie con figli e dei percettori di reddito medio-basso, con priorità per i lavoratori dipendenti e i pensionati». Altro punto: le agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni (36%, con Iva al 10%) vengono estese fino al 2012: «Certo che saranno prorogate – dice Tremonti -, ma le decisioni sulle agevolazioni saranno prese quando avremo il quadro complessivo delle risorse». Infine è stata aggiunta una norma per evitare un buco da 3 miliardi sulle pensioni agricole.

IL PIL MIGLIORA: -4,8% – Nel documento viene indicato che il Pil segnerà quest’anno una contrazione del 4,8%, contro una stima negativa per il 5,2% del Dpef, mentre nel prossimo anno lo spunto della ripresa segnerà una crescita dello 0,7% (contro lo 0,5% previsto dal Dpef). Il deficit pubblico si attesterà nel 2009 al 5,3% e si ridurrà al 5% l’anno prossimo. Ma si tratta del deficit «lordo»: quello corretto per il ciclo sarà del 3,3% quest’anno e del 2,8% nel 2010. Il debito pubblico nel 2009 si attesterà al 115,1% del Pil e nel 2010 salirà al 117,3%. Leggermente meglio rispetto alle stime del Dpef: 115,3 e 118,2%. Nel 2011 il rapporto debito/Pil tornerà a scendere attestandosi a 116,9%. Il calo proseguirà nel 2012 quando il debito pubblico tornerà ai livelli di quest’anno. Unico dato negativo, quello dell’avanzo primario, che quest’anno si attesterà a -0,5% del Pil, un dato più negativo rispetto al -0,4% previsto nel Dpef. Nel 2010 l’avanzo si azzererà (nel Documento di programmazione era stimato in positivo a +0,2%), per poi tornare in crescita nel 2011 quando registrerà un aumento dell’1,3% comunque inferiore rispetto alla ultime previsioni (+1,5%). Il direttore generale della Banca d’Italia Fabrizio Saccomanni, presente alla riunione del Cipe, ha espresso pieno consenso rispetto alle previsioni macroeconomiche formulate dal governo e «apprezzamento per la qualità tecnica della relazione previsionale e programmatica».

Fonte: Ilsole24ore.com

 

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