Il Governo ha deciso di intervenire anche sulle banche popolari, entro 18 mesi infatti quelle con attivi sopra gli 8 miliardi dovranno trasformarsi in società per azioni. Il premier Matteo Renzi ha dato così il via libera al decreto su banche e investimenti, gli istituti coinvolti dovrebbero essere: Banco Popolare, Ubi, Bper, Bpm, Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Popolare di Sondrio, Creval, Popolare dell’Etruria e Popolare di Bari. E poiché il sistema delle popolari conta 70 istituti (Fonte Assopopolari) almeno 60 rimangono fuori dalla riforma, con 1,34 milioni di soci e attivi per 450 miliardi.
Questo intervento è importantissimo perchè dopo trent’anni di dibattito si interviene sulle banche popolari. Dopo una limatura del testo durata sino all’ultimo minuto – e un duro scontro in Consiglio con Ncd, che ha ventilato l’ipotesi di tenersi le mani libere in Aula – il discrimine fra gli istituti popolari coinvolti o meno dalla riforma è quello degli otto miliardi di attivo. Non il fatto di risultare quotati in Borsa o meno, quindi, ma di essere cresciuti fino a registrare alla voce “attivi” in bilancio più di otto miliardi. L’obiettivo del governo è infatti quello di «rafforzare il sistema per essere pronti alle sfide europee», ma senza «danneggiare i piccoli istituti» e senza toccare «il credito cooperativo».
Per questo si parte dalle grandi, anche se in futuro andranno valutati altri suggerimenti di modifica per le piccole. Peraltro si interviene in modo graduale, indicando 18 mesi per adeguarsi che sono «un tempo sufficiente per un processo che potrebbe essere completato in molto meno». Ma che deve naturalmente passare ora al vaglio del Parlamento.