Beppe Grillo torna a tuonare contro il capo dello stato e chiede la messa in stato d’accusa di Giorgio Napolitano, il cosiddetto “impeachment”. Lo fa con il costituzionalista Paolo Becchi, vicino al Movimento 5 Stelle, che si rifà alla previsione dell’art.90 della Costituzione, che prevede la procedura per mettere sotto accusa il Quirinale per “alto tradimento” e attentato alla Costituzione. Secondo i grillini, Napolitano avrebbe oltrepassato la misura e Becchi ricorda come lo stesso presidente in carica avesse espresso a suo tempo preoccupazioni per il presunto superamento dei limiti del mandato da parte dell’allora capo di stato Franceso Cossiga.
Perché proporre un’amnistia o l’indulto adesso? Perché Napolitano non ha chiesto che vengano esclusi i reati politici? Perché l’invettiva contro il Movimento 5 Stelle, accusato di non occuparsi dei problemi della gente?
E’ ovvio che la campagna di Grillo sarà destinata a fare un buco nell’acqua, ma è altrettanto indubbio che l’ex comico voglia partire alla carica contro il Quirinale per concentrare l’attenzione mediatica tutta intorno alla sua possibile battaglia. Non sarebbe importante l’esito (scontato), ma il risultato di fare del suo M5S un partito di lotta contro la casta.
L’iniziativa potrebbe anche essere una mossa di Grillo per ricompattare il Movimento, dopo le ultime vicende che hanno diviso i suoi stessi parlamentari, come la questione dell’abrogazione del reato di clandestinità. E’ ovvio che una tale iniziativa avrebbe anche il senso di isolare ulteriormente il Movimento rispetto alla tentazione di qualche grillino di allearsi con il PD. I democratici si stringono, infatti, intorno a Napolitano e giudicano “ridicolo” quanto affermato da Grillo sul capo dello stato.
