Business angels e incentivi, così si aiutano le microimprese giovanili

Con un felice termine inglese si chiamano ‘business angels’. In pratica si tratta di soggetti, nel maggiore dei casi privati ma anche pubblici, che sono disposti ad investire cifre sino ad un massimo di 250mila euro per finanziare lo start up di micro imprese nate da giovani o donne e che in cambio beneficeranno di detrazioni fiscali.

Un’iniziativa che è già ben avviata all’estero e che d’ora in poi sarà possibile mettere in campo anche in Italia grazie al testo che è stato redatto dalle commissioni Attività produttive e Lavoro della Camera e che al momento aspetta soltanto il parere delle commissioni Bilancio per avere il via libera alle norme.

In pratica si tratta di sei proposte di legge, trasversalmente presentate da Pdl, Pd, Udc e Idv, che delegano il governo ad adottare entro un anno dall’entrata in vigore della legge “un decreto legislativo nel rispetto di alcuni criteri e parametri”. E tra questi sono espressamente inseriti “il pagamento di un’imposta sostitutiva di quella sul reddito delle persone fisiche, l’esenzione dal pagamento dell’imposta regionale sulle attività produttive per i titolari delle attività di impresa, la non imposizione dell’imposta sul valore aggiunto a titolo di rivalsa”,

Inoltre sono previste altri incentivi come l’assegnazione di “un credito di imposta nel caso di acquisto di ‘apparecchiature informatiche’, l’esonero dagli obblighi di registrazione e tenuta delle scritture contabili dagli studi di settore e, infine, la possibilità portare in deduzione le spese per i corsi di istruzione, formazione e specializzazione professionale e tecnica”.  In più nel testo sono anche comprese misure speciali per “incentivare gli istituti di credito e bancari che concedono prestiti a tasso zero, da erogare in fase di avvio e rimborsabili in un periodo massimo di cinque anni”.

Ma non è tutto, perché sono allo stadio anche misure che favoriscano i cosiddetti nonni-sitter’, ossia persone più anziane che possano richiedere  l’aspettativa al posto della figlia se questa sia una ‘micro-imprenditrice’. E quest’ultima a sua volta potrà chiedere, nei primi tre anni di vita del bimbo, un’indennità di sei mesi se l’altro genitore o i nonni abbiano preso il congedo. La proposta di legge prevede anche che nel caso di “instaurazione di un rapporto di lavoro con una lavoratrice nei due anni successivi al parto, le aliquote contributive e previdenziali e assistenziali previste dalla legislazione vigente siano ridotte nella misura del 75% per i primi 36 mesi, ferma restando la contribuzione a carico della lavoratrice nelle misure previste per la generalità dei lavoratori”.

Comments

No comments yet. Why don’t you start the discussion?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *