Italia, dieci anni nerissimi per i lavoratori

Una complessa ricerca dell’Ires Cgil ha messo in questi giorni in luce il percorso compiuto dai salari dei lavoratori nell’ultimo decennio rivelando alcune cose francamente inquietanti. Che tutto non andasse per il meglio è, ed era, facilmente intuibile, tuttavia i numeri lasciano veramente allibiti perché mettono nero su bianco le perdite avute ed il mostruoso passo indietro compiuto nei confronti dei lavoratori.

Il periodo dal 2000 al 2010, secondo il “V Rapporto sui redditi dei lavoratori dipendenti”, ha rivelato che nel decennio preso in cosiderazione non solo non si è mai andati avanti, ma anzi i lavoratori hanno fatto dei decisi e netti passi indietro. I numeri sono veramente implacabile e come se non bastasse le perdite sono stati rilevanti anche in termini di diritti, di garanzie contrattuali e in termini di posti di lavoro, con una disoccupazione massiccia.

Ma vediamoli questi numeri, i fortunati che in questo decennio nero hanno continuato a percepire una regolare busta paga hanno avuto una perdita netta di ben 5.453 euro; la perdita è la somma del potere d’acquisto eroso e del mancato recupero del fiscal drag. Analizzando le due voci nello specifico vediamo che in dieci anni i lavoratori hanno visto diminuire il loro potere d’acquisto di 3.384 euro, una somma incredibilmente rilevante, ed in più duemila euro vanno messi in conto al fiscal drag.

Il rapporto ha evidenziato inoltre i numeri dell’Italia rispetto agli altri paesi e non fanno altro che confermare tutto quanto di negativo il rapporto OSCE 2008 aveva già segnalato. L’Italia è agli ultimi posti per quel che riguarda i reddititi percepiti ma è ai primi posti nella classifica dei paesi con i redditi distribuiti in modo diseguale. Tutto questo non è altro che lo specchio della crisi, e serve ad evidenziare ancora di più come l’Italia debba compiere una sterzata decisa se vuole veramente uscire dal tunnel, le vuote parole dei politici e le tasse sempre più inique non servono a nulla, troppi giovani non lavorano e chi lavora guadagna troppo poco per far si che l’economia possa ripartire; non servono equazioni complicate o menti economiche per capire, mancano i soldi e i consumatori sono costretti a spendere il minimo indispensabile.

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