Risparmio energetico? Cominciamo con la lavatrice

Si può risparmiare quando si usano gli elettrodomestici? Si è possibile, ottenendo anche un duplice obiettivo. Alleggerire le bollette e contribuire ad un rispetto dell’ambiente.
Cominciamo con gli elettrodomestici comuni, presenti quasi in tutte le case degli italiani.
Scopriremo che il risparmio è possibile non solo nell’ambito puramente energetico, ma anche su altri fronti.

L’Enea ha pubblicato degli interessanti e intelligenti opuscoli informativi, che ogni buon cittadino intelligente dovrebbe almeno una volta leggere. Vediamo alcuni spunti di ragionamento. Quali sono gli ingredienti per un buon bucato?

Acqua
, detersivo e… naturalmente… elettricità.

Vediamo ora come si può risparmiare sugli “ingredienti” senza per questo rinunciare ad un ottimo risultato.
Sappiamo già che, acquistando elettrodomestici di nuova concezione, è possibile lavare con una minore quantità d’acqua e di detersivo.
A proposito di detersivo: costa di più dell’energia elettrica usata nel ciclo di lavaggio.
Infatti, per un bucato a 60°C si usano tra 1,2 e 1,5 kWh di elettricità per scaldare l’acqua e si consumano 120-150 grammi di detersivo in polvere; questo significa che spendiamo circa 0,26 Euro per l’energia elettrica e circa 0,31 Euro per il detersivo.
Riducendo i consumi di detersivo, perché con le nuove lavatrici ne basta una minore quantità, possiamo ottenere un doppio vantaggio: diminuire le spese e contribuire al rispetto dell’ambiente.
Lo scarico di detersivi nei fiumi e nei mari rappresenta infatti una delle maggiori cause dell’inquinamento delle acque.

È importante inoltre sapere che un bucato “perfetto” non dipende tanto dalla quantità di detersivo, quanto dalla “durezza” dell’acqua a cui questo viene miscelato.
La presenza di calcio e magnesio nell’acqua utilizzata influenza in maniera determinante i risultati del lavaggio: per diminuire la quantità di calcio e magnesio i detersivi contengono nella loro formulazione particolari ingredienti che sono in grado di bloccare l’azione negativa dei componenti della durezza dell’acqua.
Più alta è la durezza dell’acqua maggiore è la quantità di questi ingredienti, e quindi di detersivo, che deve essere dosata per ottenere risultati di lavaggio accettabili dal punto di vista della pulizia e dell’igiene.
Quando si usa un’acqua “dolce” (minore di 15 gradi francesi) è sufficiente una dose di detersivo molto inferiore rispetto a quando si usa un’acqua “dura” (maggiore di 25 gradi francesi).
Le istruzioni in etichetta riportate sui contenitori dei detersivi forniscono ai consumatori le dosi corrette da utilizzare anche in funzione della durezza dell’acqua.
Ma come si riconosce un’acqua dura da un’acqua dolce?
La durezza dell’acqua può essere misurata per mezzo di “strisce-test” (si trovano in vendita nei negozi di ferramenta e in quelli di acquari) che, immerse, permettono una facile lettura.
Per correggere un’acqua troppo dura è bene installare, alle tubature di adduzione, un “addolcitore” che trattenga il calcare.
In alternativa, buoni risultati si possono ottenere utilizzando, insieme al detersivo, anche un prodotto anticalcare.
La lavatrice, da sola, è responsabile di una quota cospicua dei consumi elettrici delle nostre abitazioni; questo consumo è dovuto soprattutto al riscaldamento dell’acqua per il lavaggio, mentre solo una piccola percentuale serve ad azionare il motore.
Alcune lavatrici possono essere alimentate direttamente con l’acqua calda: questa soluzione è particolarmente conveniente se è possibile collegare la lavatrice direttamente ad una fonte di acqua calda non troppo lontana (per esempio uno scaldacqua a gas); in questo modo si risparmia energia elettrica e i tempi di lavaggio diminuiscono perché non bisogna aspettare che l’acqua si scaldi nella lavatrice.
Inutile parlare dei programmi a 90 gradi, ormai praticamente inutili, visto che lavare a 40 o 60 gradi si ottengono ottimi risultati e difficilmente inferiori ai programmi ad alte temperature.
Il risparmio? Garantito.
Opuscolo ENEA sull’uso intelligente della lavatrice.

Fonte: 100ambiente.it

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