I dieci saggi nominati dal presidente Giorgio Napolitano dovranno esitare il loro lavoro in 8-10 giorni al massimo. E’ la rassicurazione dello stesso capo dello stato, che risponde così indirettamente alle perplessità sollevate da più parte, ma in particolare dal segretario del PDL, Angelino Alfano. Non si capisce cosa dovrebbero fare dieci esperti in dieci giorni.
La sensazione è che nessuno sappia cosa fare prima dell’elezione del nuovo presidente, tanto che Napolitano avrebbe voluto dimettersi per anticipare i tempi della soluzione della crisi, ma gli sarebbe stato sconsigliato fortemente di farlo dal governatore della BCE, Mario Draghi. Senza un governo e nemmeno la massima carica istituzionale – questo il ragionamento – l’Italia rischia di sprofondare nel caos e nella sfiducia dei mercati.
Ma non potendo sciogliere le Camere (è a fine mandato) e non avendo alcun nome da proporre con probabilità di successo alle parti, Napolitano vorrebbe prendere tempo.
Ma dopo che ieri il segretario del PD, Pierluigi Bersani, ha chiuso alla possibilità che venga eletto per il Quirinale un nome gradito al centro-destra, limitandosi ad auspicare un accordo larghissimo tra le coalizioni, il PDL sarebbe sempre più propenso al ritorno alle urne. Si tratta, però, di verificare i tempi. Allo stato attuale, se si riuscisse ad eleggere al più presto un nuovo capo dello stato, fermi restando i 45 giorni necessari tra la data di scioglimento delle Camere e quella delle elezioni, si potrebbe rivotare agli inizi di giugno. Ma i tempi sembrano serratissimi. Il Quirinale dovrebbe subito procedere a nuove consultazioni e immediatamente sciogliere il Parlamento, come primissimo atto del nuovo presidente.
Spingono in tale direzione anche i renziani, che non vorrebbero ereditare un PD lacerato e impopolare in autunno, quando si potrebbe realisticamente tornare a votare. Per concludere, le probabilità di anticipare il voto a giugno non sono alte, ma nemmeno basse. Regna il caos.
