Sanità in crisi, i tagli penalizzano 9 milioni di italiani

Lassistenza sanitaria pubblica costa troppo e viene tagliata, così da una parte sono sempre più quelli che si rivolgono al privato ma soprattutto ben nove milioni di italiani rischiano seriamente di rimanere tagliati fuori dai servizi essenziali.

 E’ un quadro amaro quello fotografato dal Censis che testimonia come la crisi stia producendo effetti devastanti nelle tasche degli italiani e nei loro conti.

Perché se lo stato decide di ridurre la spesa pubblica per la sanità, la prima conseguenza è quella di vedere sparire servizi essenziali e gratuiti che andranno a colpire in particolare bambini, anziani e donne.

Negli ultimi dieci anni, statistiche alla mano, gli italiani hanno pagato in proprio oltre il 25% in più per cure mediche a fronte di una spesa pubblica calata dal +6,2% del 2000-2007 a meno dell’1% nei tre anni successivi. Il risultato è che ci sono almeno 9 milioni di italiani a forte rischi di rimanere scoperti: il 61% è rappresentati da donne, 2,4 milioni sono anziani, 4 milioni vivono al Sud e 5 milioni sono coppie con figli.

D’altronde siamo passati da un tasso di incremento medio annuo della spesa pubblica relativa alla sanità del 6% nel periodo tra il 2000 e il 2007 a una crescita solo del 2,3% nel periodo tra il 2008 e il 2010 e nel 2015 è previsto un divario pari a circa 17 miliardi di euro tra le esigenze di finanziamento della sanità e le risorse realmente disponibili nelle regioni, motivo per cui a beneficiarne saranno esclusivamente le strutture private, ovviamente non accessibili a tutti.

E’ proprio questa l’altra faccia della medaglia. In Italia ci sono centinaia di fondi integrativi, per oltre 11 milioni di assistiti, che tendono a colmare le carenze dell’offerta pubblica. Dalla ricerca del Censis su 14 fondi sanitari, per oltre 2 milioni di assistiti, è risultato che il 55% degli importi dei fondi integrativi ha riguardato prestazioni sostitutive fornite in alternativa a quelle dei livelli essenziali di assistenza del servizio sanitario mentre il rimanente 45% ha interessato prestazioni integrative.

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