La fuga dei cervelli vale 500 euro

Fuga dei cervelliLa fuga dei cervelli in Italia è un realtà pluridecennale; ma il fatto che i laureati del nostro Paese all’estero arrivino a guadagnare mensilmente 500 euro in più dei fortunati che trovano lavoro in patria, è un dato che invita a una profonda riflessione. La grave crisi economica che ha colpito il mondo intero negli ultimi anni non basta a giustificare un tasso di disoccupazione giovanile che nel Belpaese ha raggiunto livelli improponibili, se a questo si accompagna ancora la vergognosa realtà che vede le donne ricevere sistematicamente stipendi inferiori agli uomini, allora si capisce che quello italiano è un problema strutturale e politico.

Il neolaureato in Italia, quando ha la fortuna di trovare il lavoro per cui ha speso gli anni di studio, viene sottovalutato e bistrattato, sottoposto a lunghi periodi di stage non pagati o sottopagati e poi, in rari casi, assunto a tempo determinato. Non è la stessa cosa in Paesi come la Germania, l’Inghilterra o addirittura l’Australia (dove i nostri compatrioti non hanno mai smesso di emigrare), qui gli investimenti statali sulle giovani generazioni sono massicci e persiste una chiara politica tesa ad attrarre le intelligenze straniere.

È evidente che la situazione italiana deve necessariamente cambiare, la fuga dei cervelli è un problema che troppo spesso è stato valutato senza contare l’importanza del capitale umano. A tal proposito ha detto la sua Alessandro Rosina, professore di Demografia e Statistica Sociale dell’Università Cattolica di Milano: “Non ci stupisca se i nostri laureati emigrano. Gli stipendi così bassi a diversi anni dalla laurea non si spiegano solo con la crisi. Il problema è la mentalità sbagliata dell’Italia, che non valorizza il capitale umano: invece di investire sui giovani, sulle loro idee e sulle loro capacità, il nostro sistema produttivo preferisce mantenere basso il costo del lavoro, pagando poco le persone e trattandole come manodopera usa e getta.

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