Gli italiani comprano cibo scadente pur di risparmiare

ciboGli ultimi numeri parlano di circa sei italiani su dieci che hanno ridotto l’acquisto di alimenti, vale a dire 15,4 milioni di famiglie. Nel dettaglio oltre 12,3 milioni di famiglie italiane di fronte alla crisi hanno deciso di ridimensionare gli sprechi nei propri consumi alimentari (48,1%) mentre 3,1 milioni hanno dovuto tagliare i consumi essenziali (12,3%). Per quasi 9,5 milioni di famiglie italiane (36,7 %) peraltro la crisi ha lasciato i consumi alimentari grosso modo invariati, mentre sono 468mila le famiglie a dichiarare di averli aumentati (1,8%). Dalla ricerca emerge anche la crescita degli acquisti del cibo sul web. Infatti 8,1 milioni di italiani, di cui quasi 2,4 milioni tra i 18 e i 34 anni, dichiara di acquistare cibo su siti internet dove è più facile fare il confronto dei prezzi.

Ma il vero problema è che 4.068.250 sono i poveri che nel 2013 in Italia sono stati addirittura costretti a chiedere aiuto per mangiare, secondo elaborazioni Coldiretti sul ‘Piano di distribuzione degli alimenti agli indigenti 2013’, realizzato dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea). Inoltre anche coloro che non sono da considerarsi poveri, non pensano più alla qualità del cibo, per colpa della lunga crisi economica, la priorità è tornata ad essere il prezzo. Il messaggio arriva dal Salone del Gusto-Terra Madre, dove si celebra il cibo “buono, pulito e gustoso” che, proprio per soddisfare i tre requisiti, non può essere a prezzi di discount.

Fino al 2012 – ha detto Marco Pedroni, presidente di Coop Italia – i consumatori guardavano sì al prezzo ed alle offerte, ma sempre di più alla qualità degli alimenti, nell’ultimo biennio c’è stata un’inversione di rotta e cresce la tendenza ad accettare il compromesso tra qualità e prezzo”. “Non c’è altra strada – sostiene Pedroni – che rendere più accessibile a tutti il prezzo dei prodotti fatti seguendo principi etici e nel rispetto della sicurezza alimentare.

Comments

No comments yet. Why don’t you start the discussion?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *