Risparmiare in tempi di crisi? Ci pensa l’Energy Manager

diego_erminio_caiazzo.jpgConosce l’economia e la legge, ma soprattutto sa come applicare le nuove tecnologie per coniugare risparmio sui consumi energetici e tutela dell’ambiente. Lavora in proprio e arriva a guadagnare sui 50 mila euro all’anno.

È l’energy manager, una figura utile in tempi di crisi e destinata a essere sempre più richiesta, con un futuro anche nel campo dell’Ict. Intervista a Diego Erminio Caiazzo (nella foto a sinistra), fondatore e gestore del sito www.energymanager.net. Un professionista utile nei periodi di crisi economica: con lui le aziende risparmiano, le risorse si preservano e l’ambiente viene salvaguardato.

Si tratta dell’energy manager, o responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia. Una figura recente (le cui competenze sono definite in una legge del 1991, la n. 10) ma destinata a essere sempre più richiesta sia dal settore pubblico che dai privati. È quanto prevede Diego Erminio Caiazzo, che dell’innovazione energetica ha fatto un mestiere ma anche una passione: nel sito da lui creato, Energymanager, si trova tutto lo scibile sul mestiere del gestore dell’energia. “L’energy manager – spiega Caiazzo – lavora per ottimizzare i flussi dell’energia negli enti pubblici, nelle aziende e per i privati, con l’obiettivo di migliorare i processi di consumo e di passare all’adozione di sistemi innovativi come quelli per la produzione di energie rinnovabili”.

Si tratta insomma di “contenere i costi dei flussi energetici, ma senza deteriorare l’ambiente: il vero professionista è in grado di coniugare la tutela ambientale con le esigenze economiche delle imprese”. Una professione complessa, che richiede un insieme di competenze multisettoriali: a metà tra l’esperto di economia e il giurista (fondamentale è l’aggiornamento sulla legislazione in materia energetica), l’energy manager è soprattutto un professionista con competenze nella gestione dei flussi energetici e nelle tecnologie verdi. “La legge italiana non ha creato un albo degli energy manager, ma definisce questa figura come un tecnico specializzato con esperienza nel settore. Quasi sempre, si tratta di un ingegnere che lavora come consulente esterno o interno alle imprese”.

Per chi decide di mettersi in proprio, le commesse vanno dalla centrale della grande industria al piccolo impianto fino alle abitazioni private, e i guadagni sono più che soddisfacenti: “Per una carriera avviata, si arriva sui 50 mila euro all’anno”. A sentire Caiazzo, anche il futuro della professione è roseo e promette novità: “C’è una nuova figura che si sta affacciando sul mercato: quella dell’energy manager nel campo Ict, che si occupa del miglioramento dei flussi energetici nei data center o per i gestori informatici”. In generale, la richiesta per il manager dell’energia “sta avendo una fase di boom, legata da un lato alla crisi petrolifera e dall’altro agli incentivi pubblici per l’utilizzo di energie verdi. E poiché i prezzi del petrolio nei prossimi anni non potranno che salire, le grandi aziende si stanno già convertendo ad altre fonti energetiche. Sono in corso grossi investimenti nella ricerca di nuovi sistemi, materiali e tecnologie in grado attirare il mercato”. Tanto che per il futuro Caiazzo immagina “impianti fotovoltaici in tutte le case: questa sarà la nuova geen economy”.

Come si diventa Energy manager? “In Italia ci sono corsi di formazione svolti ad esempio dall’Enea (l’Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente) attraverso il Fire (Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia) o dalle singole Regioni, che possono rilasciare una qualifica professionale valida a livello regionale. “Alla base, io consiglio di avere una formazione tecnica di tipo ingegneristico, architettonico o economico. Ma la laurea è solo l’inizio di un percorso, perché per svolgere il mestiere è necessario aggiornarsi continuamente attraverso corsi, master, riviste specializzate sull’energia e le nuove tecnologie”.

La formazione poi avviene anche sul campo: “Fare pratica è importante, perché non c’è una strada univoca per diventare esperti”. Per i giovani intenzionati a lanciarsi nel settore, “vista la grande richiesta da parte del pubblico e dei privati, consiglio da subito la libera professione, magari in società con altri colleghi in modo da potersi dividere le competenze”.

Autrice: Erica Ferrari

Fonte: MioJob.it – Repubblica.it

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