Investimenti, così cambia la tassazione

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Ormai non c’è più scelta: dal 1° luglio tutti i ricavi derivanti dalla maggior parte dei prodotti finanziari che rappresentano gli investimenti anche dei piccoli risparmiatori cambieranno il loro prelievo fiscale che salirà dal 20 al 26%.

Unici a salvarsi i fondi pensione, che rimangono all’11%, e i titoli di Stato italiani o esteri purché di Paesi che non siano paradisi fiscali per i quali l’aliquota rimane invariata al 12,5%. Stesso discorso anche i proventi dei buoni fruttiferi postali, sempre al 12,5%. Tutti gli altri invece salgono, a cominciare da conti correnti bancari e postali, conti deposito, azioni, obbligazioni, derivati, fondi comuni, ma anche polizze vita e gestioni patrimoniali, anche se va ricordato che il prelievo pesa solo sugli eventuali e non sul capitale investito.

All’atto pratico, se i dividendi sono stati incassati prima del 20 giugno subiscono un prelievo del 20%, dal 1° luglio in poi del 26%. Invece sugli interessi di conti correnti e obbligazioni, come per tutto il resto, vale il cosiddetto principio di maturazione: quelli maturati prima di luglio vengono tassati al 20% ,quelli maturati dopo al 26% in automatico. Chi invece ha comprato direttamente o con un ‘pacchetto titoli’ azioni o obbligazioni dovrà scegliere se bloccare tutto al 30 giugno ricorrendo all’affrancamento, versando l’aliquota del 20% sui profitti maturati sino a quel momento e passare quindi alla tassazione del 26% su eventuali guadagni ottenuti dal 1° luglio. In caso contrario, i profitti derivanti dall’aumento del valore dei titoli verranno tassati al 26% al momento della vendita indipendentemente da quando siano stati realizzati.

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