Aprile 2009. A Luoyang, nel corso del convegno annuale delle industrie fotovoltaiche cinesi, tredici imprese, fra cui alcuni grandi nomi ben introdotti sui mercati internazionali come Suntech Power e Yingli Green Energy, sottoscrivono un documento in cui affermano di essere in grado di offrire nel 2012 moduli che consentiranno una costo del kWh prodotto inferiore a un yuan; che corrisponde a poco meno di dieci centesimi di euro.
Maggio 2009. Oerlikon Solar, che con la statunitense Applied Materials controlla una rilevantissima parte del mercato mondiale delle forniture di macchinari per la produzione di moduli a film sottili di silicio amorfo, ha reso noto di avere raggiunto su una linea di produzione pilota un’efficienza iniziale dell’11% con moduli micromorfi a piena scala (1,4 mq) e ha ufficialmente dichiarato che entro il 2010 sarà in grado di fornire impianti capaci di produrre moduli con efficienza del 10% a un costo di 0,70 dollari per watt di picco (700 $/kWp), pari grosso modo a 50-52 centesimi di euro, che si potranno mettere ragionevolmente in vendita a 1 dollaro (poco più di 70 centesimi di euro).
Incrementi nell’efficienza, riduzioni nel quantitativo di silicio solar grade impiegato (a sua volta disponibile a prezzi calanti), economie di scala concorrono anche nel caso del silicio policristallino a drastiche riduzioni dei costi. Rilevante in particolare l’effetto dovuto al Polysilicon, fino a ottobre 2008 responsabile di circa il 70% del costo delle celle FV, quando il suo prezzo era salito a più di 400 dollari/kg, mentre il mese scorso è precipitato a meno di 100 dollari/kg, pesando così per meno del 40% sul costo della cella; e nel prossimo futuro si attendono ulteriori cali, con un costo di produzione che in Cina dovrebbe scendere a circa 50 dollari/kg. In linea con queste previsioni il gruppo tedesco SolarWorld annuncia che nel 2011 il prezzo di vendita dei loro moduli a silicio cristallino sarà di 1,25 dollari per watt, cioè intorno ai 90 centesimi di euro.
Anche prescindendo dalla dichiarazione delle ditte cinesi che, da quanto è dato capire, fanno riferimento alla realtà dei costi sul loro mercato domestico, l’ostacolo principale al conseguimento della grid parity sembra dunque spostarsi dal modulo fotovoltaico ai costi del balance of system (BOS), cioè alla parte complementare dell’impianto, di cui l’inverter rappresenta il componente più pregiato. Tuttavia anche per il BOS i prezzi sono in discesa, tanto che per fine 2010 la Oerlikon prevede un costo aggiuntivo per il BOS e gli oneri di installazione di circa 0,95 euro per watt di picco. In tal modo in una situazione di irraggiamento come quella media italiana il costo del kWh si collocherebbe sotto i dieci centesimi.
Grid parity in vista? Sembrerebbe proprio di sì. Anche un grande gruppo come l’Enel, istituzionalmente votato alla prudenza, prevede che in Italia sarà raggiunta nei primi anni del prossimo decennio.
Prudenza, però. Non appena superata la soglia della parità è prevedibile un improvviso picco della domanda, che dovrebbe contemporaneamente interessare aree del mondo che vanno dalla California alla Spagna, all’Italia, alla Grecia; con probabili altrettanto improvvisi aumenti dei prezzi lungo tutto il ciclo produttivo. In attesa che il rapporto domanda/offerta si stabilizzi a un livello più elevato, anche dopo il raggiungimento della grid parity per un certo periodo andrà quindi mantenuto quel tanto di incentivazione necessario per sostenere comunque la domanda.
Fonte: Rinnovabili.it