Iva, quanto pesa l’aumento al 21%?

Una riforma fiscale che nell’immediato porterà un gettito maggiorato di 700 milioni, nel 2012 di 4,342 miliardi, nel 2013 di 4,399 miliardi e fra tre anni di 4,389 miliardi di euro. E’ il peso dell’aumento dell’Iva introdotto nella nuova manovra finanziaria del governo e che scatterà non appena pubblicata la legge sulla Gazzetta Ufficiale.

Solo un punto in più, con il passaggio dal 20 al 21%, ma fondamentale perché interessa moltissimi settori della nostra vita quotidiana, dai televisori, a tutti i mezzi di trasporto (sia auto che moto), dai giocattoli all’abbigliamento e alle calzature calzature, ma anche ad una semplice piega dal parrucchiere e a generi di grande consumo come caffè, vino e cioccolato.

In particolare sono molte le voci che riguardano le spese per la casa, compresi i detersivi, così come il turismo i cui costi sono destinati ad aumentare anche semplicemente negli stabilimenti balneari. Tanto per fare un esempio concreto, la Coldiretti ha calcolato che il provvedimento vale poco più di 33 milioni di euro per il vino e gli spumanti che insieme alla birra, ai tartufi ma anche al sughero e alla lana figurano tra i principali alimenti e bevande interessati dal provvedimento.

Con l’aumento dell’Iva ordinaria al 21% l’Italia si colloca comunque a metà tra le nazioni europee. Le più esose nell’UE sono Svezia, Ungheria e Danimarca al 25%, con la Romania al 24%, Finlandia, Polonia, Portogallo e Grecia al 23, mentre come sarà da noi è già in Belgio e Irlanda. La Gran Bretagna ha un tetto del 20% come Slovenia, Austria e Slovacchia, mentre la Francia è al 19,6%, l0’Olanda e la Germania al 19%, la Spagna al 18%.

E le organizzazioni dei consumatori sono già sul piede di guerra. Secondo il Codacons “è una scelta irresponsabile che finirebbe per avere ripercussioni negative sui prezzi e sui consumi già stagnanti. Se la stangata media per l’aumento dell’Iva sarà pari a 290 euro all’anno, è evidente che una famiglia numerosa consuma di più e, quindi, pagherà di più. Evidentemente al Governo sfuggono le possibili ripercussioni che l’aumento dell’Iva può avere sui prezzi e conseguentemente sui conti pubblici, dato che aspettative di inflazione implicano tassi di interessi più alti”.

Duro anche il commento di Confesercenti: “Il ventilato aumento dell’Iva di un punto non farebbe altro che allontanare la crescita, deprimendo ancora di più i consumi. E’ un onere sulle famiglie ed un freno per l’economia che fanno di questa manovra sempre di più un cane che si morde la coda: ovvero si decidono sacrifici seri per far superare un momento di grande difficoltà, ma poi si mettono paletti sempre più stretti alla ripresa dell’economia. Ogni aumento dell’Iva si va a sommare ai recenti rialzi delle materie prime che a sua volta stanno surriscaldando l’inflazione: questa è la prova che si sta imboccando una via ad alto rischio”.

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