Gazprom taglia le forniture all’Ucraina

Gazprom taglia forniture all'UcrainaMOSCA – Come annunciato mercoledì, il colosso russo del gas Gazprom ha tagliato le forniture all’Ucraina dopo che alle 10 (le 8 italiane) è scaduto il contratto sulle consegne di metano senza che sia stato raggiunto alcun accordo sul saldo del debito energetico che Kiev ha nei confronti del colosso russo.

L’Ucraina ha dunque iniziato a intaccare le sue scorte di metano (200 milioni di metri cubi al giorno) e ha ridotto il volume di gas in transito verso i paesi Ue a 21 milioni di metri cubi giornalieri.

LA QUESTIONE DEL DEBITO – Fino all’ultimo il 31 dicembre si è tentato di ricucire la rottura e trovare un’intesa tra le due parti, ma in serata si è saputo che Kiev aveva deciso di ritirarsi dalla trattativa. Il numero uno di Gazprom, Alexei Miller, aveva annunciato che le forniture sarebbero state sospese al 100% e che tutta la responsabilità di ciò sarebbe «ricaduta sulla parte ucraina». Miller ha spiegato che Kiev non ha ancora saldato il suo debito con Gazprom, pari a 2,1 miliardi, ma ha anche cercato di rassicurare i consumatori europei, affermando che Gazprom farà del suo meglio perché ricevano il metano in tempo. «Abbiamo cessato del tutto le forniture all’Ucraina a partire dalle ore 10 – ha detto il portavoce -. Continuiamo a rifornire pienamente l’Europa». La Russia garantisce circa un quarto dell’approvvigionamento di gas dell’Unione, e l’80% passa attraverso l’Ucraina.

 

 

TIMIDE APERTURE – L’1 gennaio sono ripresi dei timidi tentativi di trovare un accordo. La Naftogaz si è detta pronta a pagare le forniture di gas russo a 235 dollari per trilione di metri cubi, un prezzo più basso rispetto a quello proposto da Gazprom (250 dollari) ma più alto rispetto all’ultima offerta di Kiev. Inoltre una delegazione della compagnia ucraina è pronta a tornare a Mosca per continuare i negoziati. «Una situazione d’emergenza richiede decisioni d’emergenza» ha detto il portavoce di Naftogaz. Sono in corso, ha precisato, consultazioni in Ucraina tra la segreteria della presidenza della repubblica e il governo, quindi la delegazione ripartirà per Mosca. Il presidente Viktor Yushchenko ha spiegato in una nota che l’Ucraina vuole riprendere i negoziati con la Russia, auspicando la chiusura della trattativa e il raggiungimento dell’accordo entro il 7 gennaio. A suo giudizio, il prezzo adeguato del gas russo per il 2009 è tra i 204 e i 210 dollari per trilione di metri cubi. Secondo la Russia le aperture ucraine sono soltanto formali. «Noi siamo pronti al dialogo ma sembra che loro non vogliano nemmeno sedersi a un tavolo» ha detto un portavoce di Gazprom.

UE: «RISPETTARE IMPEGNI» – Il presidente Yushchenko ha rivolto un appello alla Commissione europea affinché intervenga come mediatrice nei negoziati con la Russia sui prezzi del gas e da Bruxelles, dove la Repubblica Ceca ha inaugurato la presidenza di turno della Ue, è giunta una nota secondo cui «tutti gli impegni relativi alla fornitura e al transito del gas devono essere rispettati». Sia la presidenza che la Commissione, in un comunicato congiunto, si sono dette «preccupate» e «chiedono alle due parti e ai loro governi di continuare i negoziati e di trovare rapidamente una soluzione positiva in modo che la fornitura di gas all’Europa non ne risenta». Anche Gli Stati uniti hanno lanciato un appello a Russia e Ucraina affinché continuino il negoziato. Lo fa sapere la Casa Bianca, evidenziando l’importanza del fatto che il gas arrivi all’Ucraina e all’Europa perché «è essenziale per la stabilità dei mercati energetici». Il presidente Bush auspica una soluzione rapida e trasparente, nel rispetto delle regole del mercato, per garantire la stabilità del settore energetico. «Abbiamo indicato alle due parti di non dimenticare le conseguenze umanitarie di qualsiasi interruzione nelle forniture di gas durante l’inverno» ha detto il portavoce della Casa Bianca Gordon Johndroe.

SCAJOLA: «NESSUN PROBLEMA» – Il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola ha ribadito che in ogni caso l’Italia non subirà disagi perché gli stoccaggi sono ai massimi livelli, anche se la vicenda dimostra l’urgenza di trovare fonti alternative di energia. «Il ministero dello Sviluppo economico sta seguendo costantemente la crisi del gas fra Russia e Ucraina e sta collaborando con l’Unione europea per trovare una soluzione che garantisca la regolarità degli approvvigionamenti – si legge in una nota -. Non vi sono problemi per l’Italia. Gli stoccaggi del gas sono ai massimi livelli, oltre il 90%, e abbiamo già disposto tutte le misure per aumentare, ove necessario, le importazioni di gas attraverso gli altri gasdotti. Questa nuova crisi conferma in ogni caso l’urgenza di varare un piano energetico nazionale che diversifichi le fonti energetiche e le aree geografiche di approvvigionamento».

TRATTATIVA FALLITA – Al momento sembra che non ci siano rischi per l’Europa che ha temuto si ripetesse una crisi simile a quella del gennaio 2006 quando alcuni paesi occidentali si sono visti ridurre parte delle consegne di gas. La società dell’energia ucraina Naftogaz ha confermato all’agenzia France Presse che sono state diminuite le forniture di gas russo, ma ha assicurato che il transito dell’idrocarburo verso l’Europa viene mantenuto. La radio russa Vest ha citato l’ingegnere Alexei Oleinichenko che aveva annunciato una riduzione delle forniture verso l’Ucraina ma aveva sottolineato che sono aumentati i rifornimenti nelle pipeline destinati all’Europa. Il mancato accordo ruota attorno a un doppio problema di saldo dei debiti e la firma di un nuovo accordo. Gazprom, ha annunciato il premier russo Vladimir Putin, aveva abbassato la tariffa proposta a Kiev da 418 a 250 dollari per mille metri cubi di gas, ma l’Ucraina ha definito la proposta «inaccettabile» se non verrà aumentata contestualmente anche la tariffa per il transito del gas russo verso l’Europa. Gazprom, secondo Putin, «ha offerto di vendere il gas all’Ucraina a 250 dollari per motivi umanitari» e per la crisi che sta affrontando Kiev, mentre i prezzi del metano acquistato dalle repubbliche centroasiatiche mediamente sono di «340 dollari per mille metri cubi». La trattativa si è definitivamente arenata mercoledì sera, dopo che Kiev aveva ventilato un possibile blocco delle forniture all’Europa.

Fonte: Corriere.it

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