Lavoro Intermittente: di cosa si tratta?

Numerose sono state le discussioni a riguardo della famosa riforma del lavoro ad opera del Ministro Fornero. Come ben saprete, la riforma è entrata ufficialmente in vigore lo scorso 18 luglio e punta a modificare gli assetti sui quali si sono imperniate per anni le nuove logiche del lavoro moderno, tra cui quello ad intermittenza.

Con questa dicitura si intende, in realtà, quella specifica tipologia di contratto che permette ad un lavoratore di svolgere presso un’azienda attività lavorative che non presentano però carattere di continuità.. Insomma il classico contratto “a chiamata”. la caratteristica principale di questa attività risiede nell’assenza di vincoli tra azienda e collaboratore e non esiste alcun contatto lavorativo tra i due soggetti nel momento in cui il collaboratore non viene ufficialmente chiamato a lavoro.

Ma questo ovviamente non presuppone che non ci siano regole e norme lavorative che vadano a disciplinarne l‘effettivo funzionamento. Prima di tutto ogni prestazione deve rientrare nei parametri sanciti dai contratti collettivi di lavoro. Ogni chiamata inoltre, deve essere effettuata con almeno un giorno di preavviso.

Il vero problema di fondo, però, è che di frequente dietro questa tipologia contrattuale si nascondono veri e propri rapporti di lavoro. Per evitare che i datori ricorrano a questi escamotage in modo del tutto fraudolento, è stato imposto al datore di lavoro l’obbligo di comunicare -mediante fax o posta elettronica- la durata della prestazione direttamente e preventivamente alla Direzione territoriale del lavoro. Nel caso in cui il lavoratore non dovesse presentarsi il datore può sempre procedere ad una nota di rettifica entro 48 ore.

Ricordiamo che per questo contratto sono previsti ugualmente dei contributi, nel caso in cui il datore non versi i contributi o non rispetti quanto previsto dalla legge può incorrere in multe che vanno dai 400 ai 2.400 euro per ciascun lavoratore impiegato.

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