Cedolare secca, rivoluzione negli affitti

803481-affittiAddio ai vecchi canoni di affitto, almeno come li abbiamo intesi sino ad oggi, e sempre più spazio per la cedolare secca. Sembra essere questa la strada intrapresa dalla stragrande maggioranza degli italiani, anche in virtù delle modifiche all’Irpef previste per il 2013 che portano ad avere meno agevolazioni con il contratto classico e quindi portano a spendere di più.

Così oggi i proprietari delle case da affittare sembrano sempre più puntare sulla cedolare che conviene decisamente alla luce del nuovo regime di tassazione. Sono due le aliquote base previste, ossia quella del 21% per i contratti di locazione a canone libero, ossia quelli 4 anni + 4 anni, e del 19% per i contratti di locazione a canone concordato, ossia stipulato in base a contratti tipo stabiliti tra le organizzazioni dei proprietari e degli inquilini.

Possono godere di queste aliquote tutti i proprietari di immobili senza partita IVA, cioè le persone fisiche, mentre sono esclusi imprese, aziende e professionisti in regime di partita IVA. E queste aliquote si possono applicare a tutti quegli immobili a destinazione abitativa con categoria catastale che vanno da A1 fino ad A11, esclusi gli immobili A10 che sono per legge cioè destinati ad uso ufficio.

In pratica rispetto alla tassazione ordinaria, le aliquote delle tasse sugli affitti per il 2013 sono inferiore rispetto al 23% dell’imposta classica. In più le due aliquote comprendono anche alcune imposte che con la vecchia tassazione non erano comprese, ossia addizionali Irpef, imposta di registro e imposta di bollo, quindi dei soldi che comunque si andranno a risparmiare. A parziale sfavore c’è il fatto che l’aliquota si dovrà calcolare sull’intero canone annuale mentre con la vecchia tassazione l’imposta era sull’85% del canone. Inoltre il canone di affitto non potrà essere aumentato neanche con le rivalutazioni ISTAT.

In ogni caso la cedolare al tirar delle somme conviene: si versa l’acconto del 95% sul totale e il 5% quando si compila il proprio 730. La quota non può comunque essere rateizzata se l’importo da pagare è inferiore a 257,52 euro.

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