Standard and Poor’s declassa l’Italia: Saccomanni attacca

Standard and Poor'sLa Standard and Poor’s declassa nuovamente l’Italia, l’agenzia di rating considera la solvibilità del debito italiano di classe BBB, un giudizio del tutto negativo che scoraggia gli investimenti dei risparimatori sul nostro Paese. Per questo motivo sono state molto dure le reazioni da parte dei vertici del Governo, in particolare quelle del ministro Saccomanni che ha attaccato senza remore la S&P “Vogliono destabilizzarci.

Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, si è affrettato nel correre ai ripari non appena ricevuta la notizia, è stato molto critico sui metodi utilizzati dall’agenzia per stilare le proprie classifiche, basate “su un’estrapolazione meccanica di dati e situazioni del passato. Decisioni come questa, non adeguatamente sostenute da analisi condivise, possono avere effetti pro-ciclici e destabilizzanti.” Il rapporto tra l’Italia è le agenzie di rating, d’altro canto, è ai ferri corti da almeno diciott’anni, ovvero da quando nel 2002 il Paese iniziò a essere declassato anno dopo anno. Così dall’originale valutazione AA di Standard and Poor’s siamo passati al BBB, dalla classe AA- della Fitch a quella BBB+, dalla A1 della Moody’s alla Baa2.

Ancora Saccomanni, di contro alle pessimistiche previsioni della Standard and Poor’s, ha precisato come in Italia “si comincino a intravedere i primi segnali della ripresa economica” evidenziando come “alla fine, quella che conterà sarà la valutazione dei risparmiatori che investono sui nostri titoli.” Secondo il ministro, il Paese deve seguire sulla strada già delineata dal Governo che starebbe già dando i suoi primi frutti: l’Iva relativa agli scambi interni ha fatto registrare un aumento, rispetto all’anno passato, del 4,5% a giugno, questo è un classico indice positivo sullo stato di salute dell’economia. Le previsioni degli esperti italiani parlano di un Paese in crescita nella seconda metà dell’anno, ma Saccomanni avverte “L’Italia ha il potenziale per invertire il ciclo sfavorevole durato troppo a lungo, a patto di sfruttare i margini di manovra per rilanciare l’economia. Deve tuttavia restare ferma l’attenzione al risanamento delle finanze pubbliche.

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