Studi di settore, gioielli e bellezza non rendono

Li chiamano studi di settore, servono a capire al di là delle singole dichiarazioni dei redditi presentate dai lavoratori autonomi, quelle che siano le rendite delle categorie professionali in Italia. E stando ai dati della dichiarazione 2010, quindi relativi al 2009, sono in molti che almeno sulla carta se la passano male.

Vero è che si veniva dopo un anno drammatico, quel 2008 della profonda crisi economica che aveva colpito indistintamente in tutto il mondo e quasi in tutti i settori produttivi ed economici. Ma a leggere certe cifre si fa fatica a comprendere come l’Italia possa ancora andare avanti e soprattutto come non debbano registrarsi ogni mese molte più chiusure di attività commerciali rispetto a quelle che già si attuano.

E per un curioso gioco del destino, o forse no, tra le più penalizzate economicamente ci sono proprio alcune di quelle categorie che sarebbero o saranno interessate prossimamente dalle liberalizzazioni. Come ad esempio alcune categorie di negozianti: il reddito medio per il 2009 per gli orefici era di 12.300 euro, come a dire appena mille euro al mese, mentre i baristi stavano un po’ meglio con una media di 15.600 a fronte dei 19.000 per i pasticceri. Peggio stanno i giocattolai, che hanno dichiarato 11.900 euro, ma non se la passano bene anche i titolari di stabilimenti balneari (unico lavoro stagionale) che parlando di 13.600 euro per il 2009.

Nell’elenco anche i taxisti, che hanno dichiarato di mettere da parte 14.200 euro, cifra comunque superiore a quella degli autosaloni che viaggiano a 12.000 euro, ma inferiore rispetto ai giornalai che hanno dichiarato 18.000 euro. E non se la passano bene nemmeno i benzinai, con 17.600 euro. Quelli più in crisi, anche se francamente risulta duro crederlo considerate le abitudini degli italiani, sono gli istituti di bellezza con 5.300 euro appena.

Quanto ai professionisti, gli architetti viaggiano a 30.500 euro, gli avvocati a 58.200, gli studi medici a 68.300 euro. Unici sopra i 300mila euro i notai, mentre i farmacisti viaggiano a 107mila euro. Tutto questo prima delle liberalizzazioni, sempre che arrivino.

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