La scuola italiana è in crisi

La grave situazione denunciata dai presidi delle scuole statali del Lazio non è circoscritta, ma riguarda la generalità delle scuole italiane. Le risorse per far funzionare la scuola non ci sono e questo, è bene dirlo a chiara voce, a causa dei tagli effettuati dal Governo.  Mancano le risorse: per i corsi di recupero (costringendo le famiglie a ricorrere agli insegnanti privati), per le normali attività curriculari (facendo scadere la qualità della scuola italiana rispetto alle scuole europee), per le attività extrascolastiche inserite nei POF, per la manutenzione sia ordinaria che straordinaria degli edifici scolastici (mettendo a rischio ogni giorno la sicurezza dei ragazzi), per le supplenze. 

La scuola italiana, se ad oggi non è andata in crisi, è anche grazie ai contributi volontari versati dalle famiglie. Questa è la realtà. Contributi, di cui il più delle volte non si conosce la volontarietà (per omessa o parziale informazione da parte delle scuole stesse), e che, come testimoniano le centinaia di segnalazioni che da mesi pervengono allo sportello Scuola di Adiconsum, si aggirano intorno ai 120 euro a famiglia, con punte anche di 300 euro!

Paolo Landi, segretario generale Adiconsum al ministro Gelmini: “Cosa accadrebbe alla scuola italiana se le famiglie “chiudessero i rubinetti” e non versassero più gli esosi contributi volontari? L’istruzione di qualità è un diritto costituzionale! È ora che il Governo se ne faccia carico!”

Fonte: Adiconsum.it

 

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