Federalismo fiscale: il Senato approva il ddl

Approvato in Senato dopo un anno dalla prima seduta di legislatura il ddl sul federalismo fiscale.

Regolato dall’articolo 119 della Costituzione il federalismo all’italiana dovrà essere disciplinato da una legge contenente «i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario». Il fisco diventerà a più livelli, ognuno con propria autonomia, anche se nel rispetto dei principi di capacità contributiva e di progressività.

E’ da escludersi però un sistema all’americana o, per rimanere in Europa, alla spagnola. Il federalismo varato in Italia sarà infatti solo di tipo fiscale.

Il perché del federalismo

Una questione di bilancio, fondamentalmente. È ormai comune l’idea che solo riallineando entrate e uscite è possibile responsabilizzare Regioni ed enti locali. Già è stato fatto molto in questa direzione. Si pensi che nel 1990 Regioni ed enti locali gestivano circa il 30% della spesa pubblica ma soltanto l’8% delle entrate tributarie totali. Da allora la quota della spesa è rimasta invariata (ha sempre oscillato tra il 30% e il 32%), ma la quota delle entrate tributarie si è quasi triplicata, superando la soglia del 20% nel 2000 e attestandosi poi negli anni più recenti intorno al 21-22%.

Quando entra in vigore la riforma?

I più ottimisti dicono tra cinque anni, i pessimisti tra sette. Non si andrà comunque oltre il 2016. I tempi sono già contingentati: entro l’anno prossimo vi sarà il primo decreto attuativo che conterrà una relazione tecnica con i costi della riforma. Entro il 2011 saranno varati tutti i decreti attuativi che verranno sottoposti a una commissione parlamentare bicamerale. Dopodiché ci sarà una fase provvisoria lunga cinque anni. A sovrintendere su tutto il processo sarà una Commissione paritetica che dovrà studiare i numeri e affiancare il governo nella scrittura dei decreti.

Quanto ci costerà?

Non è dato sapere. È questo uno dei punti più controversi del progetto. Sui costi di transizione al nuovo assetto fiscale decentrato sono state indicate cifre diverse (dai 70 ai 100 miliardi) spalmate negli anni di transizione, che come detto durerà cinque anni.

Più o meno tasse?

Difficile stabilirlo a priori. C’è però una clausola di salvaguardia la quale esclude che, a regime, si possano pagare più tasse di quante se ne paghino ora. Sulla carta, il federalismo fiscale ha il merito di garantire più trasparenza e più possibilità di controllo da parte dei cittadini. Quindi meno sprechi.

Fonte: Soldiblog.it

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