L’Italia per salvarsi deve puntare sulla ricerca

Leconomia Italiana è evidentemente malata e malmessa. Le aziende sono compromesse, l’economia stenta a decollare e la ricerca continua a rimanere impantanata in un asfissiante stato di cose.

In territorio Italiano infatti, secondo una recente indagine condotta dall’Istat, la vera grande marcia economica sono le piccole imprese che, ad oggi, coprono il 94,8% delle impresi totali.

Il nostro non è un Paese di grattacieli e multinazionali, ma piuttosto un paese di aziende a conduzione familiare, piccole società a personale ridotto. Secondo lo studio condotto, le aziende attive sul nostro territorio negli ultimi anni continuano ad essere stazionarie, mantenendo standard ridotti e versatili, con un livello medio di 3,9 addetti per impresa.

Eppure tante sono state quelle costrette a chiudere a causa della crisi del debito che, solo qualche anno fa, ha devastato completamente la fortezza economica rappresentata dall’Eurozona. Ma l’Italia non può affatto permettersi di perdere imprese ed aziende volte a sostenere l’economia, perché ad ogni ditta in fallimento corrisponde un numero più o meno imprecisato di persone senza lavoro.

Secondo gli esperti l’unica vera soluzione in grado di sovvertire questo nefasto stato di cose, è un investimento serio e progressivo nella ricerca. Investire nella ricerca vuol dire investire sul progresso, sull’innovazione e sulla modernità.. ingredienti fondamentali per un corretto e competitivo funzionamento di un’azienda.

Eppure la ricerca in Italia è oramai in ginocchio, i nostri giovani laureati emigrano all’estero perché impossibilitati a farsi una carriera qui, e le Università sembrano pian piano vacillare sotto i colpi sempre più duri e continui dei tagli.

Uno scenario oscuro commentato anche dal Ministro dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca Francesco Profumo: “Credo che un paese come il nostro proprio nel momento in cui sta creando le condizioni per riprendere il suo sviluppo, debba investire sulla formazione, e in particolare su quella universitaria, perchè attraverso questa si crea la nuova classe dirigente, l’Italia ha bisogno di persone di qualità e ben formate. Per Questo motivo la Ricerca deve essere sostenuta“.

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