Il demone che c’é nell’Eolico: quella fonte d’energia scomoda

E’ scoppiata una guerra sull’eolico, tra interessi economici, posizioni ambientaliste, guerre fratricide e mancanza di totale buonsenso. Dunque, ricapitoliamo.
Petrolio? NO. Carbone? NO. Nucleare? NO.

Eolico? NO
Insomma, ma con che cosa produrremo l’energia del futuro?

Poco importa. Ora Eolico è NO.

E’ la dura presa di posizione, durante un convegno indetto da Coldiretti ed altre associazioni di categoria ( “La speculazione dell’eolico –  palazzinari dell’energia”), che si lanciano contro l’eolico, con un’affermazione dura, schietta, senza quasi appello: “COLDIRETTI, CON L’EOLICO IN ITALIA UN DESERTO DI 10MILA KM“.

L’evento mediatico contro l’eolico però non ha fatto altro che far scatenare la reazione da parte di Associazioni ambientaliste e di categoria – non certo note per posizioni caute e morbide – quali Greenpeace, ISES e Kyoto Club, secondo i quali l’attacco perpetuato contro l’eolico è stato pretestuoso e privo di fondamenta.
Ma leggiamo le motivazioni e le spiegazioni di chi rifiuta la demonizzazione dell’eolico.

Per il settore elettrico italiano, dire che l’eolico produca “briciole di energia” è del tutto sbagliato. Gli obiettivi europei al 2020 prevedono, per il settore elettrico in Italia, un incremento della produzione da fonti rinnovabili di 50-54 TWh (miliardi di kWh).
Il potenziale dell’eolico al 2020, limitato dai criteri ambientali definiti da un protocollo tra produttori e associazioni ambientaliste, è di 16 GW per una produzione totale di 27 TWh. In sostanza, circa metà dell’obiettivo al 2020 si può coprire con l’eolico. Il resto può venire dal solare fotovoltaico, dall’uso sostenibile delle biomasse, dal geotermoelettrico, dall’espansione del mini-idroelettrico.

Nessuna fonte energetica rinnovabile da sola è decisiva: la strategia deve necessariamente comporre un mosaico di fonti, e l’eolico è proprio la fonte che da sola può dare le maggiori quantità di elettricità senza emissioni di CO2.

“L’eolico non produce emissioni, non produce scorie e non determina modifiche irreversibili del paesaggio. Attaccare l’eolico significa di fatto attaccare gli obiettivi europei e non aver capito che il cambiamento del clima è l’emergenza ambientale del secolo”,

ha dichiarato Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia.

“L’atteggiamento antieolico preconcetto e infondato è ambientalmente inaccettabile – continua Onufrio – mentre la casa brucia, a causa del riscaldamento globale, qualcuno anziché portare l’acqua per spegnere il fuoco si preoccupa se qualche goccia casca sul tappeto.

Per G.B. Zorzoli, presidente di ISES Italia, “In Italia gli impianti eolici sono sottoposti a una stringente disciplina che in più di un caso ne ha rallentato la diffusione, nonostante il raggiungimento di elevati standard energetico-ambientali e le intese con le principali associazioni ambientaliste per l’individuazione dei criteri per la scelta dei siti.

Se a ciò si aggiunge la vigilanza delle Regioni per mezzo delle procedure di valutazione di impatto ambientale e di tutela del paesaggio, risultano inconcepibili e inaccettabili posizioni che tendono a demonizzare l’eolico e mistificano la realtà negando che tale fonte di energia pulita sia oggi al primo posto nella generazione di energia da nuove fonti rinnovabili e che sarà determinante per raggiungere al 2020 gli obiettivi che l’Unione Europea ci ha posto”.

Per Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club,

“puntare sull’eolico in Italia è anche una straordinaria occasione per l’industria nazionale e per tutta la filiera; significa creare nuova occupazione nella green economy, oggi la più concreta strategia contro la recessione.

Secondo uno studio GSE-IEFE Bocconi il solo comparto eolico ha un potenziale in Italia al 2020 di circa 78mila unità, il 31% sul totale di tutta l’occupazione nelle fonti rinnovabili”

“Le installazioni eoliche in Italia sono realizzate soprattutto in aree rurali e montane, spesso abbandonate e non utilizzate né a fini agricoli né per il pascolo.
L’eolico consente invece una ricaduta positiva in termini occupazionali ed economici, impensabile con altre opzioni economiche ed energetiche, e senza danni per il turismo”,

dice il direttore scientifico del Kyoto Club.

“Sempre in termini di sviluppo economico – conclude Silvestrini – va ricordata l’esperienza di centinaia di migliaia di agricoltori danesi e tedeschi che traggono parte del loro reddito proprio dalla produzione di elettricità da fonte eolica”.

Fonte: 100ambiente.it

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