Unicredit, Profumo in pressing su Abu Dhabi

L’amministratore delegato di UniCredit Alessandro Profumo, lo scorso week end, è andato in missione nei paesi arabi. Molto probabilmente, a caccia di nuovi soci. Dal quartier generale di Piazza Cordusio, non arrivano commenti ufficiali. Eppure venerdì scorso Profumo – accompagnato dal capo della divisione Mib Sergio Ermotti, uno dei tre deputy ceo del gruppo – è stato visto partire dalla Malpensa con un volo di linea per Dubai. Destinazione finale: Abu Dhabi. Dove i due banchieri di UniCredit, stando alle indiscrezioni, avrebbero incontrato i massimi rappresentanti del fondo sovrano Aabar Investment Company, il braccio di investimento della famiglia reale regnante.

Si tratta del fondo arabo che, a fine dicembre, ha acquistato da UniCredit il 3,3% di Atlantia per 248 milioni di euro. Un’operazione gestita da Ermotti che, malgrado alcune critiche sull’andamento della gestione dell’investment banking di UniCredit da parte dei soci, resta a quanto sembra uno dei collaboratori più stretti di Profumo. Il quale è intenzionato, evidentemente, a far quadrato sulla squadra di manager che ha guidato le sorti del gruppo nel corso degli ultimi anni.

Il motivo dei contatti con il fondo sovrano arabo è probabilmente legato all’esigenza di UniCredit di ricostituire un nucleo di investitori istituzionali che custodiscano, stabilmente, azioni del gruppo. Così come le altre principali banche europee, anche UniCredit è stata vittima negli ultimi mesi dello “sfarinamento” del proprio azionariato. Le vendite forzate dei fondi, alle prese con la crisi di liquidità e con la crisi dei titoli bancari, hanno determinato un vero e proprio “smottamento” delle quotazioni. Tanto più grave per quelle banche che avevano un flottante più ampio.

Ora, un po’ tutti i grandi gruppi bancari europei si sono messi a caccia di nuovi investitori istituzionali. Cercando in via prioritaria in quei Paesi in cui i capitali abbondano. E così, dopo il recente ingresso in UniCredit della Central Bank of Libya con il 4,69% del capitale, i vertici di UniCredit avviano da Abu Dhabi una serie di road show di presentazione del gruppo finalizzata a trovare nuovi investitori-azionisti stabili.

Un rafforzamento dell’azionariato che niente avrebbe a che vedere con le manovre dei soci stabili in vista del rinnovo del consiglio di UniCredit con l’assemblea che si terrà a inizio maggio. Due giorni fa, a Milano, si è tenuto il primo vertice delle grandi Fondazioni del Nord, azioniste di UniCredit con oltre il 13% del capitale (CariVerona 5,09%, Crt 3,78%, Carimonte 3,35%, Cassamarca 1%). L’orientamento di non mutare il numero complessivo dei consiglieri (24) dovrebbe essere sancito dal comitato governance di UniCredit, convocato per martedì 20 gennaio. A queste prime riunioni di avvio dell’iter di rinnovo del board, ne faranno seguito altre per definire le caselle di vertice. L’idea delle Fondazioni sarebbe quella di procedere a un rinnovo della presidenza, finora affidata al tedesco Rampl. Ma trovare un accordo non sarà facile. Le due maggiori Fondazioni hanno finora ipotizzato candidature “di bandiera” (Gianfranco Gutty per CariVerona, Fabrizio Palenzona per Crt). È una fase tattica, destinata ad arrivare a una sintesi solo se le Fondazioni troveranno l’accordo su un candidato non di parte. Dando per scontata la conferma al vertice di Profumo, il ricambio del presidente servirà a dare un segnale di cambiamento di rotta (all’interno e all’esterno della banca). Dopo Rampl, toccherà a un italiano? Data la struttura del gruppo, la risposta – dicono in ambienti vicini alle Fondazioni – non è scontata.

Fonte: Ilsole24ore

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