Tassa di soggiorno, la protesta degli albergatori

Avevamo illustrato ieri il nuovo (l’ennesimo,sospireranno in molti) tributo con cui dovremo fare i conti: la tassa di soggiorno, balzello rivolto a turisti e visitatori, che ha fatto il suo debutto a Roma e già è in procinto di essere esteso a tutti i comuni.

Del resto si prevede possa arricchire mediamente di 200mila euro al giorno le casse del Campidoglio e trattasi quindi di un bonus che fa gola a moltissimi sindaci. Considerando anche che per far passare il 3 febbraio il decreto attuativo relativo alla fiscalità municipale, snodo cruciale per il federalismo, il governo ha tutto l’interesse a lusingare l’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), ben presto dunque la tassa di soggiorno potrebbe essere realtà non soltanto nella Capitale.

Ebbene ora, roventi, arrivano -come presagibile- le proteste da parte degli operatori del settore turistico. Federalberghi-Confturismo riunisce 27mila alberghi sui 34mila sparsi per il Paese e ha fatto sentire la propria voce tramite il presidente Bernabò Bocca, il quale ha dichiarato che “una tassa del genere, richiesta dai Comuni e favorita dal Governo, rischia di servire solo a ripianare le languenti casse municipali e potrebbe inferire il colpo mortale a quelle migliaia di imprese ricettive che dopo due anni di crisi drammatica, senza alcun piano strategico di rilancio dell’immagine turistica dell’Italia nel mondo e senza alcun intervento di sostegno, dovrebbero subire supinamente un aggravio del tutto privo di logica finalizzata al settore”. Il governo poi -aggiunge Bocca- aveva assicurato che l’imposta sarebbe stata introdotta solo a Roma a causa della situazione debitoria dell’amministrazione capitolina.

E se Confindustria Aica proclama rimostranze non roboanti (“il nostro sarà uno sciopero bianco”), si annunciano anche ben altre forme di protesta per la giornata del 17 marzo, data della celebrazione dell’Unità d’Italia: per quel giorno infatti gli hotel italiani non accetterebbero prenotazioni e in questo modo, essendo previsti  proprio per il 17 marzo oltre 2 milioni di turisti, sarebbe l’erario a non incassare (tra tassazioni dirette e indirette) 100 milioni di euro.

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