Fiat: Mirafiori e Grugliasco a rischio, Termini Imerese rinasce

Quella di Sergio Marchionne come nuovo presidente della Chrysler, carica che va a sommarsi a quella di CEO dell’azienda, di per sé è un’evoluzione quasi scontata. Così come le sue prime parole, tutte improntate al rilancio del costruttore americano nel panorama del mercato mondiale entro tempi brevi.

Ma le parole non hanno cancellato le ombre e i dubbi finanziari ed occupazionali che interessano il futuro del Gruppo Fiat. Gli ultimi dati del mercato nazionale, che si riflettono anche su quello mondiale, dicono di una Fiat ancora in calo e non più tardi di qualche giorno fa importanti operatori finanziari come Citigroup e Bernestein hanno emesso giudizi durissimi sulla consistenza del titolo del Lingotto.

Un’incertezza che blocca al momento anche il futuro industriale non solo delle due fabbriche per le quali il futuro resta incerto, ossia quelle di Mirafiori e della ex Bertone a Grugliasco, ma anche di tutto l’indotto e della filiera che con le commesse Fiat ha vissuto in passato ma rischia di non vivere più ora specialmente se la testa dovesse passare, come paventato dai sindacati, totalmente negli Usa trascurando gioco forza l’Italia.

Ecco perché le organizzazioni sindacali, Fim e Uilm in testa, si sono affrettate a convocare una conferenza stampa per premere sull’azienda e avere risposte chiare al futuro degli operai che sono in cassa integrazione straordinaria ma nella seconda parte del mese lavoreranno per cinque giorni su dieci. Ecco perché il presidente Napolitano ha più volte parlato con Roberto Cota, numero uno della giunta regionale piemontese, per avere chiare le prospettive occupazionali nell’area del torinese e lo farà ancora di più quando sarà a Pomigliano per la presentazione della produzione programmata per la nuova Panda.

Gli unici al momento ad avere certezze sono i lavoratori che erano a Termini Imerese. La fabbrica, aperta 41 anni fa, chiuderà entro fine anno e ora finalmente qualcosa si sta movendo per sfruttare nuovamente l’area  e tornare ad offrire posti di lavoro. Il ministero dello Sviluppo Economico ha scelto le cinque aziende che si occuperanno della riqualificazione, ognuna nel proprio settore. Si tratta di Medstudios (che si occupa di televisione), Newcoop (piattaforma logistica per la grande distribuzione), Lima Group (protesi sanitarie  ed elettromedicali) e Biogen (settore energetico e biomasse) e Dr Motor, il piccolo costruttore automobilistico molisano che qui dovrebbe produrre un SUV. In tutto saranno investiti 341 milioni di euro, con agevolazioni pubbliche pari a 67 milioni di euro, più le agevolazioni regionali sull’occupazione e la formazione, per arrivare a regime a circa 1.500 addetti.

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