Crollo in Borsa, i produttori di auto tremano

Il lunedì terribile per le Borse ha inciso ovviamente anche sui titoli dei maggiori produttori mondiali di auto che hanno accusato cali preoccupanti in una stagione che per le vendite si è rivelata sinora molto difficile.
L’indice di riferimento sui mercati borsistici ha perso quasi l’8% e soprattutto indica un autunno difficile per i costruttori stante la crisi globale.

Non si è tornati sui livelli di tre anni fa quando la Fiat, nel pieno della sua crisi strutturali, fu capace in un solo semestre di bruciare ben cinque miliardi di euro frutto della ricapitalizzazione. Ora il titolo del Gruppo che fa base (ancora per poco) al Lingotto ha aperto la sua settimana con un calo nettissimo: -9,64% e una quotazione per azione che è scesa anche se di poco sotto la barriera dei 5 euro (ossia 4,988) che di solito è quella buona per tirare il fiato.

Complessivamente la Fiat Spa nelle ultime due settimane, da quando i mercati mondiali hanno cominciato a tremare, ha perso complessivamente ben il 33%. Ma meglio non hanno fatto le dirette concorrenti, debilitate dai resoconti negativi emessi dai maggiori istituti di credito e di rating mondiali, da Barclays a Credit Suisse e Morgan Stanley.

Il risultato peggiore è stato quello di Pirelli che in una sola giornata è calata del 10,36% mentre Fiat Industrial, che comunque non comprende solo il comparto auto, ha chiuso con un -10,48%. E le altre non sono messe meglio: Renault ha perso il 9,27%, Peugeot il 9,20%, Bmw l’8,83%, Michelin l’8,19%. Volkswagen invece è l’unica ad aver limitato i danni con un calo del 6,08%.

I dati del primo semestre 2011 sul mercato mondiale e soprattutto la mancanza di prospettive reali hanno spinto le agenzie di valutazione ad abbassare i loro giudizi positivi sul gruppo PSA (Peugeot e Citroen), ma soprattutto a tagliare i prezzi di obiettivo per Daimler e Fiat con una riduzione degli utili e dei prezzi per i titoli anche se il crollo del 2008 sembra lontano. Difficile comunque prevedere una ripresa soprattutto ora che anche mercato più floridi come quello russo hanno fatto segnare un calo delle vendite nel mese di luglio.

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