Landini risponde a Marchionne

Risposta piccata del segretario Fiom Cgil, Maurizio Landini, alla severa bacchettata di Marchionne, che ha definito l’Italia un peso per la Fiat. Landini ha puntato il dito sull’amministratore delegato del Lingotto invitandolo a prendere atto che la Ferrari (e ne abbiamo anche parlato in queste pagine) e la Sevel sono aziende con degli utili ottimi che però lavorano in Italia non in Lussemburgo.

La risposta di Landini è per certi versi esatta, il segretario Fiom Cgil ha poi rincarato la dose su Marchione e su quanto ha detto spiegando che secondo lui ha detto moltissime cose totalmente inesatte, assolutamente false e non vale, Landini ha poi rincarato la dose asserendo di non capire quale è il piano industriale dell’amministratore delegato Fiat.

Chi vi scrive è convinto che Marchionne sia stato eccessivamente duro, sopratutto perché non tiene conto di quello che l’Italia, e sopratutto gli operai italiani, hanno sempre fatto per la Fiat. Tuttavia in questo momento di profonda stagnazione dell’Italia non si può non prendere quantomeno in considerazione quello che dice da un punto di vista di autocritica, il governo deve capire dove e come intervenire per evitare che l’amministratore delegato di una delle più grandi aziende italiane possa pensare di smantellare le fabbriche e fare fagotto. D’accordo, siamo di fronte al problema atavico dell’imprenditore che inevitabilmente sceglie, o perlomeno dovrebbe scegliere, il meglio per la sua azienda, ma è ovvio che, come affermavo anche ieri, il nostro paese non ha mai compiuto il salto dalla fase industriale a quella successiva, rimanendo forse troppo ancorata a certe tematiche. L’Italia, Fiat o no, deve andare avanti, il governo deve smuovere il paese, purtroppo però si rimane sempre allo stesso punto, tante chiacchiere, tante parole, ma chi lavora ha sempre meno diritti e chi si affaccia al mondo del lavoro trova di tutto fuorché un vero impiego.

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