Canapa: La storia che rovina un prodotto salvamondo!

Si parla molto di materiali ecosostenibili e di nuove sperimentazioni nel campo dell’edilizia oggi parliamo di un materiale molto famoso dal punto di vista negativo ma che in verità risolverebbe parecchi nostri problemi..La Canapa. Recentemente l’Organizzazione Meteorologica Mondiale ha rilasciato dei dati preoccupanti.

I valori di metano, protossido di azoto e altri gas non sono mai stati così alti nella storia ed è per questo che risulta necessaria l’adozione di materiali sostenibili, che non contribuiscano ad aumentare l’inquinamento

Praticare uno sviluppo sostenibile e rispettare la natura sono ormai atteggiamenti che non possono essere rimandati ad un futuro prossimo.La pianta di canapa è costituita da una parte fibrosa esterna e da una parte legnosa interna, il cosiddetto canapulo. La fibra è molto resistente,e i componenti la rendono un materiale con ottime proprietà isolanti.

La canapa contiene inoltre cellulosa, da cui si possono produrre resine resistenti ed ecologiche, da utilizzare in sostituzione dei derivati del petrolio. Dai suoi semi si ricavano olii per produzioni agroalimentari, cosmetiche, di detergenti ecologici, vernici e smalti non tossici e soprattutto biocombustibili. Dalla canapa si ottiene una carta forte e resistente alle lacerazioni, non è attaccata da muffe e insetti, resiste al calore e alla luce. Ma soprattutto la canapa ha una crescita 3/4 volte superiore a quella degli alberi ed il suo utilizzo potrebbe contrastare il fenomeno dell’abbattimento delle foreste primarie.

 La canapa è traspirante e resistente, protegge sia dal caldo che dal freddo e non richiede l’elevatissima quantità di pesticidi che occorrono invece nella coltivazione del cotone.Si tratta di un campo innovativo in cui i prodotti che ne derivano e gli utilizzi che se ne fanno sono ancora in via di sperimentazione,ma i risultati sono già ottimi. E’ un materiale ecosostenibile biocompatibile, riciclabile, rinnovabile, compostabile, da cui si ottengono fiocchi, feltri, materassini, pannellature, mattoni, vernici, smalti, colle, biocompositi e tessuti per il rinforzo strutturale. Ha caratteristiche quali leggerezza, traspirabilità, resistenza a muffe ed insetti, resistenza al fuoco, alto potere isolante (sia termico che acustico), igroscopicità (è un regolatore di umidità, cioè la accumula quando è in eccesso e la rilascia quando l’aria è troppo secca). Si può utilizzare come isolante e negli imballaggi, ad esempio come sostituto del polistirolo e di altri derivati del petrolio.

Attraverso un processo di polimerizzazione senza rilascio di monomeri liberi, si ottengono bioplastiche degradabili e non inquinanti, colle, resine, vernici, completamente prive di formaldeide, sostanza nociva alla salute. Per le sue ottime capacità di isolante ed acustico, dalla canapa si producono pannelli da inserire nelle murature, nei sottotetti, nei pavimenti, nei controsoffitti, nei divisori interni, sia in edifici ex-novo che nelle ristrutturazioni.

 I pannelli si producono triturando i fusti, legati con poliestere (un derivato del petrolio) ma anche con amido di patate o colle naturali. Poi vengono compattati ad alte temperature e sottoposti a forti pressioni. Le fibre della canapa spesso si trovano mescolate con altre fibre naturali, come il kenaf, perché la loro presenza in commercio è ancora scarsa. I pannelli che si ottengono dalla canapa sono chiamati CAF, pannelli di fibra vegetale compressa, variabili per densità e spessore. Quelli di media densità si utilizzano per pannellature e mobili, quelli ad alta densità hanno anche funzione strutturale. La loro installazione è facile e veloce, con poche emissioni di polvere e senza provocare dermatiti da contatto e pruriti.

I pannelli di canapa possono essere riciclati o riutilizzati se privi però di poliestere e con basso dosaggio di ignifughi, altrimenti devono essere smaltiti in discariche speciali.La pianta della Cannabis sativa è stata coltivata in Italia fino agli anni ‘40 del Novecento, dopodiché è stata abbandonata perché non è entrata a far parte dei processi produttivi industriali come altre piante, ad esempio il cotone. A ciò si aggiungono le normative italiane che ne vietano la coltivazione se posseggono valori di THC superiori allo 0,02%. Diversa è la tendenza in Europa che a partire dagli anni ’90 fornisce incentivi per la coltivazione e diffusione di questa pianta dalle numerose proprietà che speriamo vengano presto riconosciute anche nel nostro Paese.

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