Imu, è stangata totale per l’ultima rata

E’ l’ultima tappa nel calvario per i contribuenti italiani rappresentato dall’Imu, tassa che al momento è assolutamente reale e che non è detto scompaia il prossimo anno una volta passate le elezioni politiche. E com’era lecito prevedere, i comuni non si sono fatti pregare per elevare al massimo le aliquote sull’ultima rata da incassare entro il 17 dicembre.

Sulla prima casa potevano partire dal 4 per mille salendo o scendendo del 2 per mille mentre sulla seconda l’aliquota base è del 7,6 per mille è può salire o scendere del 3 per mille. Secondo le stime dell’Osservatorio Uil, complessivamente sono stati 4.146 i Comuni (praticamente la metà di quelli presenti in Italia) che entro il 31 ottobre hanno comunicato, come da regolamento, le delibere sulle cifre che confermano aumenti decisi. Infatti ben 3.230 amministrazioni comunali hanno deciso di aumentare l’aliquota base mentre 833 hanno deciso di lasciare le cose come stanno (il 20,1 per cento) e solo 83 comuni, ossia il 2 per cento hanno invece stabilito una diminuzione.

In particolare sulla prima casa il 36,8 per cento dei comuni ha sposato la politica degli aumenti mentre il 55,8 per cento ha confermato l’aliquota e 307 hanno deciso di ridurre l’aliquota. Facendo un conto totale, l’aliquota media è ora pari al 4,36 per mille sulla prima casa mentre sulla seconda é del 9,1 per mille in aumento del 19,7 per cento rispetto all’aliquota base.

Scendendo nel dettaglio, nei 92 comuni che sono capoluogo di provincia (almeno sino alla riforma) 45 hanno mantenuto l’aliquota di base del 4 per mille sulla prima casa. Invece 39 città, tra cui Roma, Genova, Torino, Napoli, Palermo, Catania e Cagliari l’hanno aumentata e nove (come Alessandria, Caserta, Messina, Parma) hanno puntato sul massimo e solo 8 tra cui Vercelli, Trieste, Siracusa, Novara, Biella, Lecce hanno deciso di abbassare l’aliquota sulla prima casa. Sulle seconde case, 86 capoluoghi hanno aumentato l’aliquota, con 36 comuni che applicano l’aliquota massima del 10,6 per mille. Tra loro Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Milano e Venezia mentre solo 6 grandi centri sono rimasti all’aliquota di base.

In testa ai rincari c’è Roma dove il costo medio dell’imposta Imu sulla prima casa è di 639 euro. A seguire Milano con 427 e Rimini con 414. Invece sulla seconda casa in testa sempre Roma  con una media di 1.885; dopo si sono Milano (1.793), Bologna (1.747) e Firenze (1.526).

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