Mutui casa, gli italiani si fanno più prudenti

La crisi economica che attanaglia i conti degli italiani si riflette anche sulle richieste di finanziamenti. Lo dimostrano gli ultimi dati diffusi da CRIF (società leader che si occupa di informazioni creditizie): le richieste di mutui ipotecari in settembre sono calate del 23% mentre la domanda complessiva di prestiti personali e finalizzati è scesa del 10%.

Cifre che vanno a ridisegnare il trend dei primi nove mesi del 2011 che presentano una diminuzione complessiva dell’11% rispetto all’analogo periodo del 2010 che già aveva fatto registrare dati leggermente più bassi rispetto all’anno prima. Inoltre le proiezioni da qui al prossimo trimestre indicano come i mutui richiesti saranno circa 570mila a fronte dei 700mila di media nei periodi precedenti la crisi.

La causa più evidente della diminuzione di richiesta, almeno in questi ultimi mesi, sta nell’impennata senza regole degli spread che allo strato attuale hanno una media superiore al 2%, mai raggiunta da quando è stato ufficialmente introdotto l’euro. Inoltre non aiutano le valutazioni economiche degli immobili che nonostante tutto non sono calate come avrebbero dovuto stante la situazione economica italiana.

Così si guarda con interesse, e anche un certo timore, ai provvedimenti che dovrebbero essere contenuti nel Decreto Sviluppo, quanto mai essenziale in questo momento per muovere finalmente i conti degli italiani. Tra i provvedimenti quello che potrebbe rivelarsi più utile ed è stato già anticipato la settimana scorsa, anche se attendiamo venga reso ufficiale, c’è il subentro dello Stato come garante per le giovani coppie senza contratto di lavoro a tempo indeterminato, in modo da offrire garanzia agli istituti di credito. Sulla carta si tratterebbe di un’agevolazione mirata all’acquisto della prima casa, aspettiamo di vederla trasformata in realtà.

Come ha spiegato Enrico Lodi, direttore generale Credit bureau services di CRIF, “le famiglie hanno progressivamente perso la fiducia sulle aspettative di reddito e al contempo è cresciuto il timore di una maggiore pressione fiscale per i prossimi 12 mesi. Non hanno una chiara visione sul budget che avranno a disposizione nel breve periodo, su quanto del proprio reddito resterà in tasca e su quanto finirà in tasse a causa di prelievi diretti o indiretti. Per questo motivo preferiscono rimandare l’appuntamento con consumi, investimenti e anche con il mutuo, che può essere a tutti gli effetti considerato un investimento finanziario”.

E all’orizzonte, a complicare ulteriormente il mercato potrebbero arrivare le decisioni delle maggiori banche italiane che al momento sono poco interessate, visti i tassi, ad erogare mutui a condizioni favorevoli per i clienti.

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