Microcredito, salvezza per le famiglie

Si chiama microcredito, sta diventando una bombolo d’ossigeno per molte famiglie italiane. Almeno è questo quanto emerge dai primi dati diffusi dalla direzione del progetto“Microcredito Milano”, voluto dalla Fondazione Welfare Ambrosiano.

Una forma di finanziamento ideata per sostenere le spese più comuni, quelle dedicate alla casa, ma anche alle cure mediche o per rientrare dai debiti. Ma anche, nel caso si tratti di piccole imprese, per avviare oppure sostenere un’attività commerciale, specialmente nella fase dello start up. E non deve meravigliare che questi dati arrivino da Milano, considerata la capitale economica d’Italia, perché la crisi sta colpendo ovunque e a tutti i livelli.

Così scopriamo che da ottobre ad aprile agli sportelli del progetto sono state presentate 350 domande e per almeno un centinaio di persone la pratica si è già chiusa con l’erogazione del prestito, mentre per altri 68 è in corso la valutazione da parte delle banche che supportano la fondazione ossia Banca Popolare di Milano, Banca Popolare Commercio e Industria, Intesa SanPaolo, Banca Prossima e PerMicro, mentre le altre richieste sono in fase di studio.

Oltre due terzi delle domande, pari al 69 per cento, riguarda finanziamenti di ‘microcredito sociale’, cioè destinati alle esigenze famiglie, mentre il resto ha interessato le imprese. Scendendo più nel dettaglio il 24 per cento di chi abbia fatto richiesta ha dichiarato di aver bisogno di credito per pagare spese relative all’abitazione, anche quelle più comuni come le bollette e le spese condominiali, mentre il 23 per cento ha messo nella richiesta ‘motivazioni diverse’, come spese mediche e difficoltà economiche. E ancora il 21 per cento ha richiesto il prestito per estinguere o ridurre debiti contratti in precedenza mentre il restante 6 per cento vuole un prestito per finanziare la propria formazione professionale e il 2 per cento per pagare la rata del mutuo.

Invece per le richieste per il credito d’impresa, il 47 per cento delle domande interessa l’avvio di nuove attività, nel 18 per cento dei casi le richieste di credito sono motivate da difficoltà economiche. Andando a sondare le categorie sociali, il 50 per cento delle domande arriva da lavoratori dipendenti, il 27 per cento da disoccupati, il 12 per cento da imprenditori, mentre l’11 per cento da lavoratori con contratti atipici e pensionati.

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